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I migranti fanno festa con le operatrici della Coop, il sindaco: "Dovevano fare i lavori socialmente utili"

di Giulio Bucchi domenica 26 agosto 2018

2' di lettura

"I migranti hanno tempo per fare festa, ma non per fare i lavori socialmente utili che avevano promesso". Ad innescare la polemica è Gabriele Girometta, sindaco di Corte Maggiore (Piacenza), dopo aver visto su Facebook un video in cui le operatrici del Cas (Centro di Accoglienza Sociale) ballavano e intrattenevano i 16 richiedenti asilo ospiti della Coop, tra musica e brindisi. Un clima festoso che non va giù a Girometta, perché, come spiega il Corriere della Sera, la Cefal (la Coop che gestisce il centro piacentino) lo scorso 26 marzo aveva sottoscritto un "patto di volontariato" con il Comune per far fare lavori socialmente utili ai ragazzi africani, tutti tra i 18 e i 30 anni e disoccupati. Da aprile però hanno smesso "per mancanza di tempo". Sono iniziati contratti di lavoro a chiamata di tipo agricolo, anche se, spiegano al Corsera uno degli imprenditori, "tu ne assumi otto per sperare di averne due che vengono a lavorare perché quelli motivati sono pochi". In teoria, dunque, avrebbero tempo a sufficienza per lavorare nei campi e svolgere almeno parte dei lavori socialmente utili presso la comunità che li ospita. Ma forse manca la voglia. "Il problema è che non sai mai quando ti possono chiamare", spiegano dalla Coop difendendo i richiedenti asilo. Ma il sindaco non è molto convinto, anche perché la situazione nel centro non è tranquilla: "Ricevo continue segnalazioni di azioni degradanti, urinano nei giardini pubblici e condominiali, la sera escono a tarda ora in bicicletta percorrendo le strade provinciali senza nessun dispositivo di illuminazione o giubbotti catarifrangenti. Mi risulta che nella struttura ci dovrebbe essere un tutor di giorno e di notte ma non credo ci sia". "Nella struttura c'è un clima di grande demoralizzazione al limite della depressione", spiega al Corsera la psicologa della Coop. "La festa - spiega l'insegnante d'italiano - è nata dal desiderio di risollevare l'umore dei ragazzi stremati dalla lunga attesa della protezione internazionale e dall'aver trovato, fino ad ora, solo lavori stagionali".

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