La guerra aperta a Sangiuliano (perché dice cose vere)
Genny Sangiuliano, direttore del Tg2 dalle robuste idee e dagli ottimi ascolti, è un liberale prezzoliniano -forse l'ultimo liberale prezzoliniano- ancora convinto che la libertà di stampa sia il respiro di un paese civile. Perciò inquieta, sconvolge e deve finanche attizzare la pubblica indignazione il fatto che proprio l'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, abbia attivato un procedimento contro Rai e Tg2 per la pubblicazione di servizi contrari allo “sviluppo di una società inclusiva, equa e solidale e rispettosa delle diversità”. La qual cosa – l'idea bizzarra di trattare il “tg sovranista” come un bollettino del Ku Klux Klan insertato nel Mein Kampf- ha avuto come delicato cotè minacce via social, roba tipo “dovrebbe rotolare la testa del direttore. Trovandola”, by Tomaso Montanari; ma pure intimidazioni verbali e minacce fisiche da parte di parlamentari scudati dalla solita immunità. Ma, al netto di aggressioni personali e opinioni politiche, il problema, qua, è, banalmente, il blocco della libera circolazione delle idee. Libera circolazione sancita costituzionalmente dall'art.21, e che in questo momento viene attaccata nella delibera 69/20/Cons dall'Agcom, in modo un tantino spericolato. Vengono contestati al Tg2: a) un servizio dell'8 febbraio che “racconta con taglio sarcastico e irridente, di una presunta rivalità crescente fra Italia e Francia; b) un “editoriale” (proprio così, tra virgolette) nel quale si “commenta ironicamente l'intervista rilasciata a Fabio Fazio dal Presidente Macròn su Raiuno” con “danno di credibilità alla programmazione interna in relazione ad un'intervista ad un Capo di Stato europeo, a cui si aggiunge una contestazione ad servizio sui gilet gialli latori di “una pagina buia delle storia repubblicana francese” (espressione, tra l'altro, usata da Le Figaro, ma transeat); c) un servizio del corrispondente Rai dal Usa Claudio Pagliara per l'espressione “Trump è stato abile” a proposito delle trattativa con la Corea del Nord e uno su Steve Bannon troppo pubblicizzato; d) un servizio sul fallimento del modello di accoglienza svedese degli immigrati; e) la circostanza di aver definito “nordafricani” gli aggressori del carabiniere Mario Rega. Aggiungeteci pure altri due dettagli fuori catalogo: una reprimenda per aver parlato di “mini bot” senza contraddittorio (ma, mentre se ne parlava, in studio, al Tg2, c'erano il ministro Pd Francesco Boccia, economista e una prof delle Bocconi sollecitati proprio al contraddittorio) e l'eccessivo peso cronistico dato alla Brexit di Boris Johnson, che, poi, infatti s'è visto com'è andata a finire. Siamo onesti. Mentre l'Authority tuona la sua rampogna istituzionale, si avverte in sottofondo lo stridio delle unghie che s'arrampicano sugli specchi. Perché ognuna di queste contestazioni Agcom è facilmente contestabile. L'invasività della Francia nell'economia italiana è acclarata nella faccenda del controllo del petrolio in Libia, per esempio; o nel trattato di Aquisgrana Francia/Germania; o nelle vicende di acquisizioni di nostre aziende in Francia; o soltanto nella reazione dell'Eliseo alle nostre -vecchie- politiche migratorie. E il fatto di poter criticare Macron (Genny invoca il “sarcasmo” di Balzac, ma dubito che l'Agcom l'abbia colto) rientra perfettamente nelle prerogative di ogni cronista; il danno di credibilità starebbe, semmai, nel contrario, in un'omologazione delle testate Rai. Che Donald Trump, poi, sia stato “abile” è stato riconosciuto anche dai giornali americani, e Steve Bannon, come capo dei consiglieri della Casa Bianca era perfettamente notiziabile. E questo nonostante il presidente Usa -di cui Sangiuliano ha scritto una biografia- stia sulla balle a tutti, compresa l'Agcom. Infine, sulla definizione degli assassini “nordafricani” del carabiniere, è chiarissima la contestazione dello stesso Genny: “Tutti hanno parlato all'inizio di 'due nordafricani e noi li abbiamo definiti così nell'edizione delle 13 (del 26 luglio 2019, ndr) perché tutte le principali agenzie di stampa nonché il sito news dei Carabinieri parlavano di 'nordafricani'. Già, però nell'edizione delle 18 abbiamo corretto il tiro, mentre altre testate che hanno continuato a sbagliare, non sono state menzionate dall'Authority…”. Genny non lo dice per rispetto del datore di lavoro, ma le “altre testate” erano il Tg1 e RaiNews, giustamente non sanzionate. Ma se lo stesso Ordine dei giornalisti del Lazio ha ritenuto di prosciogliere il direttore da qualunque accusa in merito; be', ci si domanda perché l'Authority presieduta da Angelo Marcello Cardani -ex montiano, già criticato in altre circostanze dallo stesso direttore del Tg2- sia così palesemente insistente in quella che potrebbe apparire, una persecuzione personale. Cara Agcom, la linea del Savonarola o la tieni con tutti (e già sarebbe sbagliato), o con nessuno. Qui il busillis non sta nel difendere Sangiuliano, il quale dà un taglio editoriale indubitabilmente e politicamente deciso al suo telegiornale (ed è accaduto che noi stessi, talora, non condividessimo del tutto quella connotazione), e a difendersi è capacissimo da solo. Qui, il tema vero è la libertà di stampa messa in pericolo dalla sguaiatezza del politicamente corretto a fasi alterne. In più, c'è il solito spettacolo degli assaltatori al carro del vincitore, fuori e dentro le mura Rai. Finché comandavano Salvini e i sovranisti Sangiuliano faceva un tg virile ma democratico, al punto di venir paragonato a Sandro Curzi; e accoglieva pazientemente nel suo ufficio questuanti politici e giornalisti che da sinistra con impressionante scatto di lombi si spostavano a destra. Ora che il Pd è tornato al governo, Sangiuliano fa un tiggì paranazista e antidemocratico. Mi rimane sempre il dubbio su cosa ne penserebbe il vecchio Prezzolini, il quale l'ipocrisia della nostra categoria l'aveva abbondantemente vissuta… di Francesco Specchia