Miss Hitler, la 26enne italiana che voleva rifondare il partito nazista: arrestata
«Io sposerei un ebreo solo per torturarlo giorno dopo giorno», diceva la bionda aspirante Fuhrer che non si vergognava di ammettere: «Solo a parlare dei giudei mi viene il prurito, brutte bestie vanno sterminati». Un altro del gruppo aveva pensieri altrettanto affettuosi: «Questi devono avere la stella di David marchiata a fuoco sulla fronte dalla nascita così non sfuggono, le donne vanno sterilizzate tutte, quelle cagne, e gli uomini vanno castrati, è il metodo migliore... io non capisco perché Hitler non ci abbia pensato». Ancora: «Ammiro Adolf perché li bruciava tutti. Sono razzista, fascista e felicemente omofobo». Eccola qui l' allegra combriccola dei neo nazisti indagati per associazione eversiva e istigazione a delinquere: inneggiavano alla morte degli ebrei e si addestravano a combattere contro il nemico. A capo c' erano le donne: insospettabili, come la 48enne padovana madre di famiglia, impiegata in un' azienda. Si era autoproclamata "sergente maggiore di Hitler", dialogava con i suoi adepti attraverso VContact, il Facebook russo usato per non essere tracciata dalla polizia, seguiva di persona gli eventi d' interesse del clan e aveva partecipato alla Conferenza nazionalista di Lisbona, il raduno internazionale degli esponenti xenofobi e razzisti che volevano allearsi contro il pericolo sionista. Nella perquisizione a casa gli agenti della Digos le hanno trovato volantini, striscioni, bandiere con svastiche e frasi antisemite indirizzate ai deputati Pd Emanuele Fiano e Laura Boldrini. «molotov all' Anpi» Un' altra donna in posizione dominante era Francesca Rizzi, la 26enne milanese vincitrice del titolo di Miss Hitler: alta, chiara come gli ariani, con una grande aquila del Reich tatuata sulla schiena, passava il suo tempo a commentare con livore la cronaca e la politica, a scrivere «contro gli immigrati» e «gli italiani coglioni», ma non risparmiava attacchi neppure a Salvini «servo sionista». Anche lei, mamma di un bimbo da crescere, aveva preso la parola al raduno di Lisbona. Ruolo centrale, poi, era quello di P. N., pluripregiudicato calabrese, ex legionario nonché esponente di spicco della 'ndrangheta, con un passato da collaboratore di giustizia e già referente di Forza Nuova in Liguria. Nella chat ribattezzata "Militia" diceva: «Potremmo lanciare una molotov all' Anpi». Del resto, trovare le armi per lui non era un problema: con 150 euro avrebbe procurato kalashnikov per azioni eversive già programmate. Tra i 19 indagati compaiono due coniugi siciliani residenti a Vicenza: 42 anni il marito, 40 la moglie, oltre a una 55enne veronese trovata in possesso del modulo di adesione e del documento di 25 punti con il quale la banda di estrema destra intendeva fondare l' Nsab, il «Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori» che ha sede in provincia di Milano e puntava a ramificarsi in tutta Italia reclutando su Internet. «Possiamo avere a disposizione armi ed esplosivi, sforneremo soldati pronti a tutto. Presto costituiremo il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori», si vantava la banda in chat, e chissà se tra le prime azioni in agenda avrebbe pensato allo sterminio dei non-lavoratori con il reddito di cittadinanza. Battute, fantapolitica. Se non fosse che a rivelare il sottobosco filonazista, con l' inedito vertice al femminile, è stata un' accurata operazione durata due anni nata in Sicilia da un fatto di sangue. Dall' analisi di profili social, intestati ad una persona implicata in un delitto che utilizzava vari nickname, la polizia è risalita alla figura di un soggetto che reclutava i «seguaci» in tutta Italia. contatti in Rete Sul sito dell' indagato sono stati trovati numerosi post contro le forze dell' ordine, insulti e minacce erano diretti ad agenti indicati con nomi e cognomi e foto. L' uomo stigmatizzava anche i processi educativi nei confronti dei figli da parte dei genitori deboli e «impauriti da Telefono azzurro». Nelle intercettazioni sono emerse frasi choc, violenza e contatti con estremisti di destra di mezza Europa: solo cialtroni nostalgici o pericolosi terroristi neri? L' inchiesta, coordinata dalla Dda di Caltanissetta, è ancora in corso e gli inquirenti mantengono un fitto riserbo su molti aspetti dell' operazione. di Brunella Bolloli