Migranti, l'aereo si guasta a Fiumicino e i 17 tunisini con l'obbligo di rimpatrio tornano liberi
Sono 17 i tunisini tornati liberi nonostante l'obbligo di essere rimpatriati. La motivazione? Un guasto all'aereo che doveva riportarli nel loro Paese. La vicenda quasi fantozziana è avvenuta nella tarda mattinata di giovedì 13 settembre, quando i nordafricani sono stati scortati da alcuni agenti di polizia all'aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino. Dopo un'intera notte di viaggio e la fine delle procedure d'imbarco sul volo maltese Air Horizont, che doveva fare prima tappa a Palermo e poi a Hammamet, un guasto al velivolo ha fermato tutti. Gli agenti, onde evitare l'accusa di sequestro di persona, e, non essendoci più posti disponibili ai centri di accoglienza dove ricollocarli, hanno dovuto rilasciare i migranti, pur consegnandogli un ordine del Questore che li obbliga a lasciare con i propri mezzi l'Italia entro sette giorni (e del quale faranno carta straccia). Leggi anche: Aumentano i fuggitivi della Diciotti e l'Ue cambia idea: ora possiamo trattenerli "Ai molti colleghi che avevano proceduto alla scorta da località molto distanti e dopo aver viaggiato tutta la notte, non restava così che rimettersi mestamente in viaggio verso le proprie questure, mentre i clandestini se ne andavano in giro alla ricerca chi di un treno chi di altro - conferma Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia, al quotidiano Il Tempo - Nonostante i costi dei biglietti siano comunque molto elevati, le compagnie minori a cui vengono affidati questi voli (perché ormai si procede solo con quelle più o meno sconosciute) mettono a disposizione velivoli apparentemente in cattivo stato di manutenzione". Leggi anche: Ecco dov'erano finiti i fuggitivi di Rocca di Papa L'unica soluzione possibile in questi casi è riportare i clandestini alla frontiera: "Ciò che spiace maggiormente è che non è la prima volta in cui sessanta operatori delle forze dell'ordine sono impegnati in lunghi e rischiosi viaggi per accompagnare persone che dovevano essere espulse - continua Paoloni - Migranti sempre pronti a cogliere l'occasione per tentare la fuga. In molti casi si ha a che fare con mine vaganti senza nulla da perdere. Per non parlare poi dello spreco di risorse, sia in termini di uomini e sia in di mezzi, che si sarebbe potuto destinare ad altro. Il rientro nei centri di identificazione non è possibile perché nel frattempo i posti lasciati liberi da questi vengono occupati da altri e il tanto lavoro fatto è sprecato. Confidiamo che in futuro la macchina organizzativa migliori, così da non vanificare i grandi sforzi che quotidianamente le forze dell'ordine mettono in campo nel contrasto alla criminalità".