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Marò, gli errori del governo Monti ci costano 5 milioni di euro

Spese legali, cauzione, indennizzi e missioni diplomatiche: Farnesina impotente, Latorre e Girone da due anni in India. E noi paghiamo

Matteo Legnani
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Se c'è un Pese con una giustizia più lenta e farragginosa di quella italiana, quel Paese è con ogni probabilità l'India. Dove i nostri due Marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono prigionieri a piede libero da quasi due anni. Da quel 15 febbraio 2012, quando vennero arrestati dalla polizia indiana con l'accusa di aver ucciso per errore due pescatori indiani mentre si trovavano a fare la guardia dai pirati a bordo della petroliera Enrica Lexie. Il governo italiani dei tecnici ha mostrato tutta la sua incompetenza nella gestione del caso, che col ritorno ' a casa per natale' dei due fucilieri ha assunto i toni di una tragicommedia. La ministra Emma Bonino, da quando è 'salita' alla frnesina, ha mostrato di non saper fare di meglio del suo tragicomico predecessore Giulio Terzi, il nobiluomo 'prestato' alla diplomazia. E, come scrive il quotidiano Il Tempo, i quasi due anni trascorsi dai marò in India ci stanno costando un conto salato: ci sono le spese che riguardano le missioni diplomatiche in India per trattare con le autorità del posto, quelle di viaggio per i familiari della coppia (che alloggiano nella nostra ambasciata, dove vivono anche i fucilieri) e lo stipendio che continuano a percepire. C'è la cauzione di 800mila euro sborsata dalla Farnesina il 2 giugno 2013 al fine di far rilasciare Girone e Latorre dal penitenziario di Thiruvananthapuram. C'è l'indennizzo sborsato per risarcire i due pescatori del Kerala che viaggiavano sul peschereccio St. Antony quel maledetto giorno. In questo caso si tratta di 150mila euro a famiglia, versati prima ancora che sia accertato se sono stati veramente uccisi dai nostri soldati: un gesto che potrebbe essere interpretato, a torto, come ammissione di colpa. Ci sono le spese legali per la difesa dei militari del battaglione San Marco. Finora il Viminale ha liquidato (o sta per liquidare) 3 milioni e 300mila euro. Lo ha fatto in tre tranches, la prima da 900mila euro, la seconda da 800 mila, la terza ancora da 900mila, mentre l'ultima, che deve essere ancora saldata, è di 700mila. L'esborso comprende le parcelle (ma si tratta di un acconto perché, probabilmente, il prezzo finale verrà stabilito alla fine del procedimento giudiziario) dei due studi locali che si occupano di assistere Girone e Latorre, cioè il Nadir e il Titus e dei legali indiani Salve e Rohatgi, patrocinanti alla Corte Suprema. Nella cifra sono incluse anche perizie tecniche, detective che indagano sul posto e altre attività necessarie alla difesa. Il conto provvisorio ammonta a quasi cinque milioni di euro. e chissà quando il tassametro dei due poveri marò smetterà di correre.  

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