Il Csm apre un'istruttoria su Grasso dopo la denuncia di Caselli
Il presidente del Senato aveva dichiarato: "Ci sono stati molti processi spettacolari che hanno portato ad assoluzioni". Il magistrato torinese si era sentito chiamato in causa e aveva chiesto l'intervento del consiglio superiore della magistratura
Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di avviare un'istruttoria nei confronti di Pietro Grasso, a seguito della richiesta di tutela avanzata dal procuratore di Torino Giancarlo Caselli. Dopo la querelle con Marco Travaglio, ora è il Csm a mettere sotto osservazione Grasso. La vicenda parte proprio dalla diatriba innescata dalla penna rossa de Il Fatto, che durante una puntata di Servizio Pubblico aveva accusato il neo-presidente del Senato di essere stato troppo 'timido' nei confronti del potere politico ai tempi in cui dirigeva la procura di Palermo. Le accuse di Grasso - In quei giorni, Grasso si difese intervenendo alla trasmissione di La7 Piazzapulita, durante la quale aveva lanciato delle frecciatine nei confronti di Giancarlo Caselli, suo predecessore alla procura di Palermo, Durante la puntata, tra le altre cose, Grasso ha infatti ripetutamente evidenziato le differenze metodologiche che lo distinguono da Caselli: "Ci sono stati molti processi spettacolari che hanno portato ad assoluzioni. Ma non faccio nomi, non sarebbe elegante," disse. Criticando poi quelle inchieste che portano alla "gogna pubblica", ovvero che portano ad avviare procedimenti giudiziari "spettacolari" che "distruggono carriere politiche" e che portano poi a “ritorsioni” contro i magistrati e alle “controriforme” che danneggiano il sistema. La difesa di Caselli - Da queste parole, Caselli si è sentito chiamato in causa, intimando l'organo di autogoverno della magistratura ad intervenire in suo sostegno. Secondo il magistrato torinese, infatti, quelle dell'ex procuratore nazionale antimafia sono "accuse e allusioni suggestive". Del caso si occuperà ora il Csm, che non è detto che accolga la richiesta di Caselli: "Perché sia data la tutela occorre che la lesione del prestigio non riguardi semplicemente il singolo magistrato ma l'istituzione che rappresenta e che sia tale da determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria". Accertato questo, è necessario poi il voto favorevole della maggioranza dei componenti della Commissione.