La Città della Scienza distrutta,Il fiore all'occhiello di Napolirasa al suolo dalle fiamme
In pochi minuti un incendio ha divorato cinque dei sei padiglioni del polo di Bagnoli, simbolo della rinascita del capoluogo partenopeo
E' considerato uno dei gioielli culturali di Napoli, il simbolo della rinasciata del capoluogo partenopeo, oltre che uno dei suoi più validi attrattori turistici, con una media di 350mila visitatori l'anno. Questa notte è stato distrutto dalle fiamme: quattro dei sei padiglioni di "Città della Scienza", e un quindo in parte, sono stati distrutti dal fuoco. L'allarme era stato dato da un custode intorno alle 21:40, ma in pochi minuti l'incendio ha divorato i padiglioni dall'interno, diventando indomabile. Sono state ore di sgomento anche per tutti gli abitanti di Bagnoli, che temevano di rimanere intossicati dal fumo denso e nero, poi invece sospinto dal vento verso il mare aperto. La struttura, che ospita incubatori di imprese e un Museo della Scienza sul modello di quello di Parigi, era chiusa, come tutti i lunedì. Ieri sera, oltre ai pompieri, sul posto anche la Polizia e il magistrato di turno per i primi rilievi, ma le indagini sulle cause del rogo potranno cominciare solo dopo il completo spegnimento delle fiamme e al momento non ci sono ipotesi sulla loro origine. Nato dall'intuizione di Vittorio Silvestrini, presidente della fondazione Idis, il Polo della Scienza in una dozzina d'anni aveva guadagnato consensi e credibilità, non solo come luogo dove apprendere praticamente le leggi della scienza, grazie a decine di esperimenti pratici e dimostrazioni dal vivo, ma anche come centro congressi, centro di alta formazione, incubatore di imprese. Il tutto nello scenario di Bagnoli, il quartiere ex industriale che, conclusa l'era dell'acciaio e dell'Italsider, aveva visto proprio in Città della scienza il primo simbolo concreto di un progetto di bonifica e di rinascita del quartiere. Con Città della scienza è come se fossero bruciate stasera anche quelle speranze e quelle dei 160 dipendenti, più quelli dell'indotto, che ora sono senza lavoro.