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Lo dice il Corano: stuprate le infedeli

Lucia Esposito
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Maometto ce l'ha insegnato: stuprare le infedeli non è peccato. Sintetizzato, è il pensiero delle orde di nordafricani che hanno festeggiato l'arrivo del 2016 violentando le tedesche che capitavano loro a tiro.  Se gli occidentali sono gente da combattere, ne deriva che le loro donne sono bottino di guerra. Ovunque, anche nel cuore dell'Europa, trattata dalla legge islamica come «dar al harb», cioè territorio di conquista.  Ci si può indignare. Stupirsi, invece, è da ingenui. O almeno, prima occorrerebbe addentrarsi nella mentalità, nella cultura e nella religione di chi ha organizzato l'assalto alle donne di Colonia la notte di Capodanno. Osservano la sharia anchequando sono in un Paese straniero, perché la identificano con la perfetta espressione della volontà divina. Anzi, la applicano nei confronti dei miscredenti anche contro la volontà di questi ultimi. Visto che per il diritto coranico è lecita l'uccisione di innocenti e per la causa del jihad è consentito perfino l'espianto di organi dagli apostati, a rigor di legge dovrebbe esserlo anche lo stupro di donne miscredenti. In fondo, «le spose per voi sono come un campo di lavoro. andate nel vostro campo come volete, ma compiete in precedenza qualche atto di pietà», recita la seconda sura del Corano. Comunque non devono lamentarsi, perché due capitoli più avanti si spiega che «gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono (per esse) i loro beni». Anzi, debbono mantenersi caste e «le virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato», anche se devono condividere il marito con altre tre donne e qualche concubina. In ogni caso, se sgarrano, è pronta la punizione: «Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse». È un manuale per la perfetta sottomissione delle credenti. Comprende la rigida separazione fra i sessi, codici di abbigliamento che giungono all'umiliazione del velo integrale, minori opportunità educative e pressoché totale negazione di un ruolo sociale che non sia quello di moglie, madre, figlia. Quella dottrina che la cultura moderna ha relegato alla comicità di personaggi come Vito Catozzo, che teorizzava «sesso, sberle e sicurezza», in un contesto di immigrazione, rappresenta la regola. Fra i giovani che provengono da zone in cui la donna è considerata un corpo, cultura misogina e antioccidentalismo sono un cocktail esplosivo. Quanto alle infedeli, in un mondo nel quale i diritti umani non sono riconosciuti, il trattamento è quello riservato agli esseri inferiori. Se vale per le mogli, figuriamoci per le femmine utilizzate come oggetto di godimento sessuale. Così è stato sufficiente pregare, per violentare migliaia di donne e bambine yazide in Iraq, negli ultimi anni. C'è tutta una teologia della violenza sessuale nei confronti delle prigioniere. Ultimamente l'Isis l'ha codificata in 15 punti, limitandosi peraltro a raccogliere quanto la giurisprudenza aveva elaborato nel corso dei secoli a partire dal Corano e dalla Sunna, cioè i detti e i fatti di Maometto. Il quale per esempio, nel capitolo intitolato «Le donne» vieta «quelle maritate, a meno che non siano vostre schiave». Fra i numerosi esempi tratti dalla vita del loro profeta, i musulmani si tramandano anche un episodio rivelatore: «Avevamo preso delle donne come prigioniere, e volevamo praticare ‘azl (coito interrotto) con loro. Abbiamo quindi chiesto al Messaggero di Allah (che la pace sia su di lui) riguardo ad esso, egli ci ha detto: ”Invero fatelo, invero fatelo, invero fatelo, perché tutte le anime che devono nascere fino al Giorno del Giudizio nasceranno comunque”». Potrebbe apparire una questione morale, in realtà si trattava di un semplice calcolo economico: chi concepisce un figlio con una schiava, poi non può più venderla. Per non perdere cammelli o stoffe pregiate, insomma, erano ammessi anche i metodi anticoncezionali più arcaici. Non è cambiato nulla ai giorni nostri. Oggi, per finanziare il terrorismo, non si deve perdere la possibilità di ottenere un riscatto. Anzi, secondo la giornalista del New York Times Rukmini Maria Callimachi «l'istituzionalizzazione dello stupro viene usata oggi anche come strumento di reclutamento per nuovi potenziali miliziani, soprattutto per gli uomini che provengono da società musulmane molto conservatrici dove il sesso viene considerato un tabù e frequentare una donna fuori dal matrimonio è proibito dalla legge». «Dopo il terrorismo islamico, il jihad sessuale», avverte Geert Wilders, leader del Pvv olandese, in una lettera aperta indirizzata al primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, nel tentativo di evitare un esito ineluttabile. Se non si prenderanno provvedimenti: «Non trascorrerà molto tempo prima che gli attacchi di grandi gruppi alle donne si verifichino anche in Olanda. Le ho chiamate bombe al testosterone, ma è molto peggio. Questo è terrorismo sessuale, questo è jihad sessuale». Ed è anche un messaggio politico: «Abbiamo introdotto la sharia e ve la faremo rispettare. Qui, ora, comandiamo noi». Andrea Morigi

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