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Lignano, una spiaggia per soli omosessuali

Andrea Tempestini
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Una spiaggia per gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Sta sollevando un vero e proprio polverone il piano per il rilancio del turismo balneare di Lignano (in provincia di Udine) presentato dalla società “Four Tourism”, che si è aggiudicata l'appalto dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Va subito precisato che - e ci mancherebbe altro - l'area sarà di libero accesso anche agli eterosessuali. Il sindaco, Luca Fanotto (eletto in una lista civica), sommerso dalle polemiche dice che «bisogna stare dietro a un mondo in continua evoluzione e che ci impone di agire e di decidere sulle strategie di promozione e di marketing». Già, ma così facendo si corre il rischio di discriminare le persone. Per rincorrere a tutti i costi la logica del politicamente corretto, o del marketing - tanto per seguire il ragionamento di Fanotto - si finisce per etichettare la gente in base alle inclinazioni sessuali. E infatti questo piano per il rilancio del turismo balneare - al di là del commento positivo del presidente dell'Arcigay Friuli, Giacomo Deperu - non è che stia facendo fare i salti di gioia alle comunità omosessuali, solitamente unite nelle loro battaglie, ma che in questo caso sono decisamente spaccate. Basta farsi un giro sul web e lo si capisce subito. Alcuni siti tematici, come queerblog, nutrono seri dubbi sulla trovata. Lo stesso blog rilancia una lettera di Enrico Gherghetta, presidente della Provincia di Gorizia (a capo di una coalizione di centrosinistra), favorevolissimo ai diritti dei gay tanto da aver anche sposato coppie di omosessuali, ma contrario all'iniziativa di “Four Tourism”, presieduta da Josep Ejarque, al quale Gherghetta si è rivolto: «Caro Josep, ti invito a ripensarci. In questo Paese esiste una parte crescente di persone aperte e intelligenti, ma esistono anche tante sacche di ignoranza e discriminazione. Ciò fa male e spinge molte persone a chiudersi e a vivere la propria sessualità in solitudine. Se Lignano vuole mandare un messaggio di tutela dei diritti delle persone» ha continuato «ben venga nel nuovo millennio, ma mi sa che hai sbagliato la proposta». Sui siti dei quotidiani locali molti lettori parlano di «ghettizzazione», di «proposta inutile», di «boiata discriminatoria». Certo, non tutti la pensano così, perché c'è anche chi plaude all'iniziativa, ma la maggioranza dei commenti è contro. Gli stessi albergatori sono perplessi, perché se è vero che, secondo i più importanti istituti di ricerca, i gay rappresentano una fetta di mercato molto florida e che statisticamente viaggia più della media, vanno tutelati anche gli interessi delle famiglie tradizionali. Altro discorso è quello delle spiagge nudiste, per le quali è più che legittima una differenziazione di clientela. “Four Tourism”, che ha presentato il progetto per conto del “Consorzio Lignano Holiday” e di “Lisagest”, replica alle critiche e sottolinea che il piano è ben più ampio ed è inserito in 160 pagine in cui si parla di una serie di migliorie di carattere generale, e che oltre alle spiagge per gay e lesbiche prevede pure spazi per i “senior”, per i “single” e per il “divertimento”. A Libero Alessandro Cecchi Paone dice di essere «favorevolissimo alle spiagge gay, a patto però che siano centrali e non nascoste in qualche angolo e ghettizzate. A Miami» prosegue il giornalista e conduttore tv «la principale spiaggia di Ocean Drive ha le bandiere arcobaleno. A Tel Aviv si trova proprio sotto l'hotel Hilton. Ma ce ne sono tante altre, potrei citare quelle di Mikonos o di Barcellona». Secondo Cecchi Paone non dovrebbero esserci l'esigenza di spiagge “gay friendly”, «ma è una forma di difesa nei confronti degli omofobi. Anzi, direi che queste zone sono proprio a tutela degli omofobi, non dei gay». Sarà, ma creare spiagge ad hoc per gli omosessuali, potrebbe essere il modo peggiore per discriminarli. di Alessandro Gonzato

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