Divorzio, basterà un anno. Ecco come cambia la legge
Il primo «sì» al testo base per il divorzio breve la Commissione della giustizia della Camera lo ha già dato lo scorso 8 aprile. La riforma, che mette insieme le proposte della democratica Alessandra Moretti, relatrice della proposta di legge e dell’azzurro Luca D’Alessandro, altro autore del testo, ha infatti già avuto l’ok di tutte le parti politiche. Domani però torna di nuovo in Commissione e si preannuncia battaglia. Il Nuovo Centrodestra (Ncd) non vuole che il testo arrivi così com’è il 26 maggio in Aula. Per il partito di Angelino Alfano il documento «svilisce il matrimonio» e soprattutto non risolve alcuni quesiti fondamentali. «C’è da differenziare», ha detto il senatore di Ncd, Carlo Giovanardi, «se ci sono o meno figli, mentre mi pare che nelle proposte presentate non viene tenuto conto se ci sono dei figli» o cosa accade, s’interroga la collega Eugenia Roccella «se una donna al momento del divorzio è incinta». Fuori dal Parlamento contrarietà è stata espressa dal presidente della Cei monsignor Angelo Bagnasco che ha detto: «Faciliterebbe una decisione grave». La riforma - Andiamo a vedere cosa cambierà con la riforma taglia-tempi. Sarà possibile divorziare dopo un anno di separazione, a differenza degli attuali 3 anni. Non solo, sarà possibile farlo in 9 mesi nel caso via sia accordo consensuale e assenza di figli minorenni. I nuovi termini decorrono dal deposito della domanda di separazione e non, come accade invece oggi, dalla comparizione dei coniugi di fronte al presidente del Tribunale nella procedura di separazione. Lo scioglimento della comunione dei beni partirà nel momento in cui il giudice autorizza i coniugi a vivere separati. La novità maggiore riguarda la possibilità di dirsi addio non più davanti ad un giudice ma soltanto in presenza di avvocati. L’emergenza che affligge il settore civile della giustizia ha spinto il Guardasigilli Andrea Orlando a puntare in questo senso. In Italia ci sono 5,4 milioni di processi civili pendenti. Lo schema proposto da Orlando, che si rifà al modello francese, prevede dunque la procedura di negoziazione assistita da un avvocato. Insomma un civile accordo davanti ai rispettivi avvocati da parte dei futuri ex, tranne nei casi di figli minorenni o portatori di grave handicap. I paletti - Restano validi i paletti posti dalla giurisprudenza sui rapporti economici post matrimoniali. Ad esempio al coniuge malato e in grado di lavorare spetta l’assegno divorzile anche in caso di evidente sproporzione tra i redditi dei due coniugi. Il coniuge divorziato, e che non sia convolato a seconde nozze, ha diritto ad una quota del Tfr maturata dall’ex. Per quanto riguarda il calcolo della ripartizione della pensione di reversibilità tra l’ex moglie divorziata e l’eventuale novella vedova, va presa in considerazione la data di separazione e la convivenza prematrimoniale della superstite con il defunto. Non solo. Ad incidere sul calcolo, oltre alla durata delle nozze, è la presenza di figli avuti dalla prima moglie ma anche l’eventuale assistenza fino alla morte prestata dalla seconda consorte. Più complicato il discorso per quanto rigurda l’eredità, anche in questo caso fa giurisprudenza la Cassazione (sentenza 1253 del 2012), in cui si sostiene che l’eredità va quantificata in base a vari fattori tra cui: misura dell’assegno di divorzio, la presenza o meno della pensione di reversibilità, immobili, numero degli eredi e rispettive condizioni economiche. Secondo gli ultimi i dati Istat nel 2011 le separazioni sono state 88.797 e i divorzi 53.806, sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente. La durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento risulta pari a 15 anni per le separazioni e a 18 anni per i divorzi. Ma quanto costa un divorzio?Infinite le varabili, i costi medi tuttavia, almeno per quanto riguarda le parcelle degli avvocati e le spese fisse per tutti gli adempimenti legali e burocratici si aggirano intorno ai 2500 euro, includendendo le spese di cancelleria, l’Iva, la preparazione del fascicolo. A cui va sommato un contributo di 38 euro, fissato dal governo nel 2011, per i procedimenti di separazione e divorzio. Numeri che cambiano in caso di divorzio su istanza di uno solo dei coniugi, dove è possibile anche arrivare a sentenze che addebitano all’uno o all’altro dei contendenti anche il pagamento delle spese. Morale: tra perizie di parte, eventuale uso di investigatori privati, udienze e separazione dei beni si arriva anche a 10mila euro. di Chiara Pellegrini