Andrea Calevo, liberato l'imprenditore rapito a Lerici
Blitz all'alba, gli agenti l'hanno trovato in uno scantinato a Sarzana. I sequestratori: due italiani e due albanesi
E' stato liberato Andrea Calevo, l'imprenditore 30enne di Lerici rapito la notte tra 15 e 16 dicembre. "Grazie, sto bene, adesso voglio solo abbracciare mia madre", queste le prime parole, commosse, del ragazzo salvato grazie ad un'azione congiunta di Polizia e Carabinieri, e ora già tornato a casa, dalla famiglia dove ha festeggiato insieme a parenti e amici il Capodanno. Andrea è stato trovato da solo in via del Corso a Sarzana, nello scantinato dell'abitazione di un pregiudicato, a pochi chilometri di distanza da Lerici. Alla famiglia sarebbe arrivata una richiesta di riscatto da 8 milioni, a quanto pare decisiva per risalire alla banda. Guarda le foto dell'arrivo a casa di Andrea Calevo nella Gallery I fermati - Il blitz è scattato all'alba, ma l'abitazione era già stata individuata nella notte grazie ad un'operazione che ha visto coinvolto 200 agenti tra poliziotti e carabinieri. I tre fermati, definiti "veri balordi" dagli stessi inquirenti, sono tre muratori. I due italiani sarebbero nonno e nipote di Ameglia, in provincia di Spezia. Il più anziano, il 70enne Pierluigi Destri, era un cliente dell'impresa edile di Calevo, ma solo saltuario. Suo nipote è Davide Bandoni, 23 anni, risulta senza lavoro ed è probabilmente nel giro della roga "anche come assuntore". "Certa" la complicità dell'albanese Vila Fabjion, di 20 anni, anche lui operaio nel settore dell'edilizia. Stamattina, 1° gennaio, i Carabinieri del Ros hanno arrestato una quarta persona implicata nel sequestro: Simon Alilai, un albanese di 23 anni. Alilai era già stato perquisito ieri dopo il blitz di Ros e Sco che ha portato alla liberazione dell'imprenditore. Tra gli arrestati, uno di loro avrebbe già ammesso le proprie responsabilità e ha portato gli inquirenti a mettersi sulle tracce di altre tre persone che potrebbero avere avuto un ruolo attivo nel sequestro di Andrea Calevo. Ma il gruppo su cui la procura sta indagando è composto da circa altri venti soggetti. Al momento indagati, però, sono solo i quattro fermati. Il dato è contenuto nell'informativa depositata in procura dopo i primi arresti e la liberazione dell'ostaggio. La 'mente' del sequestro, Destri, ha una lunga sfilza di precedenti, dagli abusi edilizi ai danneggiamenti al patrimonio, per arrivare al ruolo di basista per alcune rapine. L'uomo era già finito sulle pagine dei giornali tre anni fa per la scomparsa di un suo ex dipendente marocchino (tuttora non ritrovato, del caso si occupò a suo tempo anche Chi l'ha visto?). Calevo: "Ho avuto paura di morire" - Poche ore dopo la liberazione, il 30enne ha fatto ritorn alla sua villa a Lerici, dove ha riabbracciato la famiglia e incontrato velocemente amici e cronisti. "Mi hanno portato subito lì e legato, non avevo orologo e non riconoscevo il tempo - ha raccontato in prima persona Calevo -. La mattina mi svegliavo e riuscivo a fare un po' di flessioni, ma il tempo non passava, non lo riconoscevo. Pensavo che oggi fosse già il primo gennaio". "Devo ringraziare tutti, le forze dell'ordine e voi che mi avete sostenuto", ha aggiunto, spiegando che comunque di essere stato nutrito. "Paura? Sì, di morire", ha poi confessato ribadendo comunque che i rapitori volevano solo una cosa: "I soldi". Il giallo del rapimento - Calevo era stato prelevato da una banda di tre uomini mascherati nella sua villa, davanti alla madre, dopo una rapina dal bottino piuttosto magro, di 3.000 euro. Alla donna uno dei malviventi, d'accento slavo, aveva detto: "Stia tranquilla, glielo riportiamo". Poi però la fuga a bordo dell'auto dell'imprenditore aveva avuto risvolti inquietanti: la vettura, una Audi A1, era stata ritrovata semisommersa nel torrente Magra, in Liguria, dopo aver percorso centinaia di chilometri tra Toscana e ritorno. E' stata una telefonata ad un pizza express a condurre gli inquirenti nella villa di Sarzana dove era trattenuto Andrea Celevo. E' stata questa, hanno detto gli inquirenti, la chiamata attraverso cui è stato rintracciato, l'indirizzo del covo dei sospettati. Non conosce i sequestratori - "Non ho assolutamente capito chi erano e non conoscevo nemmeno Destri. Mi hanno detto che è un mio cliente, ma non l'ho mai conosciuto. Non ho mai avuto problemi con clienti e con nessuno. Abbiamo avuto sempre degli ottimi rapporti con chiunque e nella mia vita è la prima volta che mi capita una scorrettezza da parte di qualcuno. Non ho mai avuto nessuna minaccia e nessuna ritorsione e non ho mai litigato per questioni di soldi. Sono una persona che piuttosto che litigare cerca di trovare un accordo". Così Andrea Calevo parlando con i giornalisti. "Quando mi hanno portato via non parlavano tanto, stavano sulle loro e all'inizio non pensavo che mi volessero sequestrare, - continua l'imprenditore - ma che mi volessero liberare per poi liberare mia madre, mi sono accorto di essere sequestrato quando mi hanno portato dentro la stanza. "I rapitori arrivavano sempre con il volto coperto, - racconta Calevo dei momenti della prigionia - mi davano da mangiare, parlavano poco e mi trattavano bene, ma dopo 15 giorni che non succedeva nulla, gli animi si potevano scaldare e dicevano che poteva succedermi qualcosa. Dicevano che mi avrebbero venduto e che i nuovi rapitori, mi avrebbero trattato peggio di loro. Non mi hanno mai malmenato. La catena non era fissata bene e quindi potevo muovermi un po di più, ma non potevo liberarmi da solo da quella prigione".