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Il "Corriere" chiede al Pd di manipolare i media stranieri contro il Cav

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La vergogna di via Solferino: i giornali devono essere zerbini della politica

Matteo Legnani
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  di Filippo Facci Le disinvolture di Ernesto Galli della Loggia (Corriere) più gli snobismi provinciali di Luigi La Spina (Stampa) più la presupponenza mediatica di Bianca Berlinguer (Tg3) e insomma: il catalogo oggi è questo, tanto per chiarire che il montismo mediatico è già finito. Da queste parti, peraltro, non era mai iniziato. Ieri il professor Galli della Loggia ha scritto che certa veemenza anti-berlusconiana rischia di tirare la volata al Cavaliere come accadde nel 1994. Tutte cose giuste e condivisibili e, anzi, condivise, tanto che Libero le ha scritte identiche proprio ieri. Il professore, probabilmente, ha fatto tesoro dei propri errori perché nel veemente fronte anti-berlusconiano del 1994 in effetti c'era anche lui: scrisse che «spira da Berlusconi politico qualcosa che ha il sapore finto della plastica e ha la cadenza rigida, automatica della clonazione messa a punto in laboratorio». Questo sempre sul Corriere della Sera. Ma non ci interessa: interessa che ieri, nel suo editoriale, Galli della Loggia ha paventato il rischio che gli italiani possano patire certi diktat stranieri e che Berlusconi possa perciò avvantaggiarsene. Ecco perché ha proposto un suggerimento che riportiamo testuale: «Perché mai la Sinistra, così ricca di ottime amicizie fuori d'Italia, non trova modo di avvertire il Financial Times, l'Economist e le Monde, il presidente Schultz, e quant'altri, che ogni loro ulteriore bordata contro Berlusconi rischia di servire a farlo apparire come il coraggioso paladino in guerra contro l'arroganza straniera?». Ha scritto così. E colpisce - tacciateci d'ingenuità - la noncuranza con cui il Corriere spiega e giustifica uno dei più vecchi fantasmi della destra, cioè che la sinistra, in effetti, sia in grado di condizionare la stampa internazionale & finanziaria oltreché una serie di influenti personalità politiche. La linea editoriale della stampa estera – come quella italiana - non è tanto o solo condizionabile dalla propria indipendenza, quanto dagli «avvertimenti» di una parte politica: molto interessante. Si può dirlo: e non lo sapevamo. Non è più un fantasma, un'accusa complottarda, un grossolano complesso d'inferiorità: è una verità assodata ed addirittura esortata nell'editoriale di prima pagina del primo quotidiano italiano. Hanno sdoganato anche questo.    Luigi La Spina invece lo sdoganiamo noi. È un triste editorialista della triste Stampa della triste Torino: ma ieri, in compenso, ha scritto un grigio editoriale. Manca lo spazio per una necessaria esegesi del pensiero di Luigi La Spina, ma forniamo due elementi. Il primo: ha scritto un fondo a favore di Angela Merkel e ha spronato Mario Monti affinché la difenda da eventuali attacchi italiani nei prossimi mesi. Insomma, un patriota. Il secondo elemento è una nota antropologica per i giovani: Luigi La Spina è quell'archetipo di giornalista italiano che riesce a richiamarsi, in uno stesso editoriale, al «giornalismo più influente», all'«opinione pubblica più consapevole» e ovviamente ai «politici seri», questo dopo aver - attenzione - spiegato che in Italia c'è una «stampa seria» da contrapporre esplicitamente a Libero e al Giornale. Testuale: «Non prendo neppure in considerazione le espressioni volgari (...) apparse su giornali di destra. Se si passa alla stampa seria...». I giovani prendano appunti.  Nel catalogo c'è anche Bianca Berlinguer, o meglio il suo Linea Notte di martedì sera: un angolo di buonumore in questo incattivimento pre-elettorale. In collegamento da Milano c'era il leghista Matteo Salvini e la Berlinguer voleva assolutamente convincerlo che un accordo Lega-Pdl fosse praticamente cosa fatta. Segue dialogo testuale. Salvini: «Ma l'ha deciso lei? Ma di che stiamo parlando?». Berlinguer: «Stiamo parlando del fatto che ci sarebbe l'accordo tra Maroni e Berlusconi». Salvini: «Ma questo l'ha deciso lei adesso. Non c'è nessun accordo col Pdl. Il nostro candidato è Maroni. Noi abbiamo chiesto che non ci sia Berlusconi in campo». Berlinguer: «Vedremo domani se questo accordo c'è o no». Più tardi, la Berlinguer torna alla carica: «Nessun accordo col Cavaliere, lei dice... intanto è uscita un'agenzia Ansa...». Una collega della Berlinguer legge: «L'accordo sembra ormai raggiunto... si sarebbero discussi anche i dettagli...». La Berlinguer, più tardi, cita anche un'agenzia Agi: «Salvini, qui tutti la danno per certa l'alleanza». E Salvini: «Ma, guardi, la Lega parla a nome e per conto della Lega: e io ho un sms di Roberto Maroni di venti minuti fa, e dice “nulla di fatto al vertice”. Io non so da dove prendano le notizie questi signori: questo, se volete, è il mio telefonino...». Berlinguer: «Ma che cosa dice il messaggio, solo “nulla di fatto”?». Salvini: «Nulla di fatto, che in italiano significa che non c'è nulla di fatto, anzi, di più, che il candidato per la Lombardia è Roberto Maroni. Noi discutiamo solo senza Berlusconi in campo». Sarà: tuttavia «vedremo domani se questo accordo c'è o no», come diceva un pizzico ironica la Berlinguer. E l'indomani, come spiegano i giornali, l'accordo non c'è.   

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