Cene, vestiti e anche le partitepagate con i soldi pubblici
Indagati quattro consiglieri regionali piemontesi: spuntano spese non giustificate per centinaia di migliaia di euro
di Andrea Scaglia Fermatelo. Fermate questo scandalo dei soldi elargiti a babbo morto ai gruppi consiliari regionali - e spesi per attività e passatempi che con l'attività politica nulla hanno a che fare - ché fra un po' davvero la gente comincerà ad aggirarsi coi forconi nei pressi del Palazzo. La vergogna di giornata - presunta, s'intende - arriva dal Piemonte. Dove i magistrati già da tempo indagano sui suddetti rimborsi. In settembre avevano inviato la Finanza nella sede regionale di Torino per portar via bilanci e ricevute. Con particolare attenzione riservata ai “monogruppi”, vale a dire i “gruppi consiliari” - definizione quantomeno impropria - composti da una sola persona. In Regione Piemonte ce ne sono addirittura otto, sui quindici complessivi. Ogni monogruppo può contare su 250mila euro all'anno. In teoria per spese collegate all'attività politica. In realtà... ma va'. E infatti i quattro attualmente indagati dalla Procura torinese sono per l'appunto capigruppo di sé stessi. Fra questi spicca, recordman piemontese di spese personali, Michele Giovine, 39 anni, unico rappresentante in Consiglio della Lista Pensionati per Cota - nel senso del governatore leghista. A legger l'ordinanza, il Giovine ne esce come un gigante della ricevuta farlocca, e non solo: l'anno scorso gli è stata confermata in Appello la condanna a due anni e otto mesi per aver falsificato le firme necessarie per far ammettere la sua lista alle Regionali 2010 - situazione che provocò un notevole bailamme, con la sconfitta Mercedes Bresso a chieder l'annullamento delle stesse elezioni. In ogni caso, ecco, dai controlli delle Fiamme Gialle sarebbe venuto fuori che il pensionato per Cota con quei soldi - o perlomeno parte di essi - tutto o quasi ci faceva, a condizione che con la politica c'entrasse poco o nulla. Per gli anni 2008 e 2009 gli inquirenti hanno spulciato scontrini per complessivi 121mila euro (!), e però di altri 80mila prelevati dal conto corrente del gruppo - gruppo che, come detto, coincide con la sua sola persona - manca qualunque giustificativo. Comunque, in ordine alle spese documentate: un bel 16mila euro spesi in ristoranti e night club, 7.600 euro per vestirsi, e poi altri 7mila e rotti per tabacchi (ma che cosa si fumava?), giocattoli e articoli vari, 2.500 per spettacoli. Curiosi i 700 euro spesi per assistere a due partite della Juventus - gli interisti si astengano da battute fuori luogo. Peraltro, Giovine è stato l'unico a opporsi ai tagli annunciati dallo stesso governatore Cota, addirittura bloccando i lavori con il suo ostruzionismo. Quando si dice la coerenza. Altro giro, altro indagato. Ecco a voi Maurizio Lupi - ma non quello originale, non il Gianni Morandi del PdL, che infatti giusto un mese fa, quando venne fuori il debole del suo omonimo per le spese abnormi, ci tenne a precisare che «io sono Maurizio Lupi, ma non quello del Piemonte». E comunque anche il Lupi piemontese è capogruppo del suo monogruppo, quello dei Verdi Verdi - L'ambientalista per Cota - sempre nel senso del governatore leghista. Aveva già goduto d'una certa notorietà, dopo che lui stesso aveva pubblicato sull'immancabile Facebook le foto di una sua festa post elettorale risalente al 2010, presenti Lele Mora, alcune show-girl e anche la sosia di Marilyn Monroe - lui aveva poi spiegato, «una festa in un locale organizzata non da me». Il Lupi - secondo i pm colto in fabula - dovrà motivare spese per 74mila euro: bar e ristoranti per oltre 30mila euro, e poi 2mila in videogiochi, e soprattutto 20mila euro per biglietti ferroviari su tratte che non sembrano avere una giustificazione istituzionale credibile. Si passa poi ad Andrea Stara, del gruppo Insieme per Bresso - stavolta nel senso dell'ex presidente regionale di centrosinistra. Qui si parla di 57mila euro di spese considerate dagli inquirenti non conformi, e quindi da giustificare. Anche per lui - che invero rimarca la «piena fiducia nella magistratura, le risorse del gruppo di cui sono presidente sono state sempre utilizzate a fini politico-istituzionali» - anche per lui, dicevamo, scontrini per bar e ristoranti, e il bagno turco, e poi quei 4mila euro spesi per tagliaerba e sega circolare e frigorifero - e sapremo poi in che modo rientravano nelle spese “connesse con l'attività politica”. Infine, la quarta indagata è Eleonora Artesio, gruppo Federazione della sinistra, che di euro ne deve giustificare 12mila, sempre in due anni, quasi tutti riferibili a buoni carburante e pedaggi autostradali e ristoranti - lei spiega che « si riferiscono a rimborsi spese e buoni pasto per i tre dipendenti a tempo determinato del gruppo consiliare». In ogni caso, tutte le ipotesi di reato andranno naturalmente riscontrate. Peraltro, l'indagine prosegue anche per tutti gli altri gruppi consiliari piemontesi. A breve le prossime puntate.