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Il diktat del giudice Bruti Liberati: "Niente carcere per Sallusti"

Eliana Giusto
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Alessandro Sallusti non andrà mai in carcere per il diktat del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Che ha stabilito che tutti i casi analoghi a quello del direttore del Giornale dovranno essere trattati allo stesso modo, quindi i pm che si occupano dell'esecuzione delle pene saranno obbligati a chiedere la detenzione domiciliare e non il carcere.  Procura spaccata - L'ordine di Bruti Liberati arriva dopo la spaccatura nella Procura a Milano nei giorni scorsi sull'interpretazione della legge "svuota carceri" che aveva portato ai domiciliari Sallusti condannato a 14 mesi per diffamazione. Il pool di magistrati che tratta l'esecuzione delle pene si era opposto all'interpretazione di Bruti, che aveva avocato a sè il fascicolo su Sallusti, e, dopo una riunione nei giorni scorsi, aveva deciso di continuare a trattare casi come quello di Sallusti come se lo strappo di Bruti non ci fosse mai stato. Adesso, il procuratore della Repubblica, come si legge in un comunicato stampa, "ha adottato una disposizione di carattere generale in ordine ai criteri applicativi della legge 199/2010 (la cosiddetta svuota carceri), in base alla quale chi ha determinati requisiti (pena inferiore a 18 mesi di carcere; non pericolosità sociale; indicazione di un domicilio idoneo), potrà godere del trattamento riservato al giornalista. Interpretazione - "E' realistico prevedere se questi casi siano rari", afferma il procuratore della Repubblica. Nel comunicato stampa, Bruti sembra voler rispondere alle obiezioni poste dai magistrati milanesi che si occupano di far eseguire le pene. E sottolinea che la soluzione interpretativa da lui adottata "è stata condivisa all'unanimità, all'esito di un confronto che si è svolto in due successive riunioni (27 maggio 2011 e 30 giugno 2011), cui hanno partecipato le Procure generali di Brescia, Trento, Trieste, Ancona, Torino, Genova, Bologna, Venezia, Firenze". 

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