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Il fisco ci spieràpure i telefonini

Entro il 2014 le Entrate useranno i nostri smartphone come «scatole nere» per setacciare e transazioni on line. Obiettivo: incassare 30 miliardi

Matteo Legnani
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  La scommessa del fisco italiano passa per gli smartphone. Che siano  Iphone o  Samsung poco importa: il Grande fratello fiscale vuole spiare tutti i telefonini dei contribuenti. O, meglio, gli acquisti fatti col cellulare, per passare al setaccio tutte le transazioni di denaro e stanare i furbetti delle tasse.  Entro il 2014, questi i numeri su cui  ragionano all'agenzia delle Entrate per tenere sotto controllo lo shopping degli italiani, ci saranno almeno 8 milioni di smartphone abilitati ai pagamenti virtuali. Una diffusione destinata a crescere a ritmi assai sostenuti anche negli anni successivi. Di cosa stiamo parlando? Ai cellulari, dotati di schede sim speciali, viene associata una carta di credito o una prepagata: basta appoggiarli ai nuovi Pos (gli apparecchi oggi usati per transazioni con tessere di pagamento) e il gioco è fatto. In prospettiva, pure caffé e giornali si compreranno così, assicurano gli operatori del settore. Convinti che oltre le banconote, pure le monete hanno vita breve. La lotta all'evasione, dunque, si affida alla Nfc (Near field communication): è  la tecnologia che  trasforma gli apparecchi telefonici di ultima generazione in borsellini elettronici. Così, il mobile payment è diventato uno dei grimaldelli  su cui punta il fisco per dire addio alla circolazione del contante. Il progetto è top secret  e per ora è messo sotto chiave negli uffici della direzione accertamento delle Entrate.  Leggi l'articolo integrale di Francesco De Dominicis su Libero in edicola oggi 6 dicembre  

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