Contestata dagli studenti a Rimini, Cancellieri apre agli identificativi sulle divise: "Ci stiamo ragionando"
"Pensiamo ai numeri, ma non ai nomi per non mettere in pericolo gli agenti". Alla Giornata per la Legalità, il ministro attaccata dagli studenti
Il Viminale cede di fronte ai centri sociali. A tre giorni dagli scontri che hanno accompagnato lo sciopero europeo del 14 novembre, il ministro Annamaria Cancellieri dà ragione ai violenti e abbandona le Forze dell'Ordine. Contestata dagli studenti a Rimini, dove il ministro degli Interni era per la Giornata della Legalità, accoglie le richieste dei centri sociali. "Stiamo ragionando sulla possibilità degli identificativi sulle divise degli agenti". Appena iniziato il proprio intervento proprio sui provvedimenti che il Governo intende prendere per fare luce sui disordini dello sciopero europeo, la Cancellieri è stata accolta da fischi e urla. Prima di essere allontanati dalle forze dell'Ordine, i militanti del collettivo riminese Paz hanno steso lo striscione "Stop violenza e Polizia, identificativi sulle divise". Identificativi - "E' una cosa su cui stiamo lavorando, si può ragionare, ma non deve mettere in pericolo l'operatore": è stata questa a risposta della Cancellieri alla richiesta dei contestatori quando la situazione è tornata alla normalità. "Si può ragionare sul numero identificativo - ha detto ancora il ministro - ma non sul nome, in modo tale da tutelare la sicurezza dell'operatore". Il ministro continua ad invitare alla calma: "Mi piacerebbe si tenesse conto delle due facce della medaglia - dice -, ci sono molti poliziotti che si sono comportati in maniera egregia, vorrei che le cose fossero viste con serenità". Ai contestatori - Il numero uno del Viminale rivolge un invito al dialogo anche ai contestatori: "C'è la libertà di esprimere tutto, ma nella cornice della legalità, siamo pronti ad ascoltare. Ma facciamolo in modo serio, sereno e pacato, parliamo e ascoltiamo. Non impediamo il confronto - ha concluso - con manifestazioni che mi ricordano purtroppo tempi non belli. Non è bello per loro perchè togliamo loro un futuro di democrazia".