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Lacrimogeni sparati dal ministero?Una balla: arrivavano dalla strada

I lacrimogeni al ministero

Andrea Tempestini
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Si trattava di una balla. I lacrimogeni non sono stati sparati dal Ministero, bensì dalla strada, come aveva subito chiarito il Questore di Roma Fulvio Della Rocca (che, in una confermenta stampa aveva detto: I lacrimogeni sono stati sparati “a parabola”, non diretti sui manifestanti. La traiettoria è stata deviata perché hanno urtato sull'edificio). Secondo la ricostruzione del questore, nel pieno dei tafferugli, i poliziotti avrebbero sparato i gas che, per errore, sarebbero finiti contro il muro del ministero di via Arenula, per poi cadere giù, tra i manifestanti. «Se ad un certo punto veniamo aggrediti militarmente è chiaro che dobbiamo reagire», aveva  anche aggiunto Della Rocca.  A mettere la parola fine alle illazioni di Repubblica sono stati i Carabinieri del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche (Racis): il lacrimogeno a via Arenula che si vede nel video girato durante la manifestazione del 14 novembre scorso è stato sparato dall'esterno ed è rimbalzato sulla facciata del dicastero della Giustizia. La perizia La relazione del Racis è stata consegnata al Guardasigilli Paola Severino e alla Procura di Roma che stanno indagando su quanto accaduto. Il video esaminato dai Cc del Racis, si legge nella relazione firmata dal generale Enrico Cataldi, "riproduce un impatto su cornice superiore della quarta finestra (a partire dallo spigolo sinistro) sita al quarto piano del ministero, di un solo artifizio lacrimogeno, poi fratturatosi in 3 parti". Il fermo immagine, si rileva nel documento, anche se tratto da un video disponibile sul web e non dal girato originale, supporta la medesima tesi: "gli artifizi in parola si compongono di 4 dischi contenenti materiale lacrimogeno che si sprigiona durante la traiettoria o all'impatto contro superfici producendo effetto fumogeno" e per i militari del Racis "è di tutta evidenza che la traiettoria ondeggiante può essere prodotta solo in fase di ricaduta e non in fase ascendente". La gittata dei lacrimogeni, evidenza ancora il Racis, è "dell'ordine di 100-150 metri" e dunque è "coincidente con il posizionamento delle Forze di Polizia all'altezza di Ponte Garibaldi, come osservabile dal altro video acquisito". I militari, nella loro relazione, parlano di un "ridotto margine di approssimazione" per le loro verifiche. Tra i reperti esaminati, la porzione di capsula di un lacrimogeno modello Folarm 4mm scomponibile, trovata nel cortile interno del dicastero di via Arenula assieme a un disco in origine unito alla capsula, e due parti di analoghi lacrimogeni con un disco, rinvenute su via delle Zoccolette. Noi ve l'avevamo detto.  L'inchiesta interna Anche se la relazione del Racis conferma la versione data ieri dal Questore di Roma, secondo cui il lacrimogeno a via Arenula è stato sparato dall'esterno del ministero della Giustizia, continua l'inchiesta interna immediatamente avviata dal Guardasigilli Paola Severino per accertare in fatti. Per avere totale chiarezza sull'accaduto, si lavora per visionare i filmati registrati mercoledì scorso dalle telecamere posizionate presso i vari ingressi del dicastero. Intanto, sull'eventualità che qualcuno, da fuori, possa essere entrato nel palazzo, le testimonianze raccolte negano finora che ciò sia accaduto: il responsabile del reparto di Polizia Penitenziaria operante al ministero, Bruno Pelliccia e il capo di gabinetto, Filippo Grisolia, hanno riferito al Guardasigilli di non aver autorizzato l'ingresso di nessun esterno. Anche gli impiegati sentiti hanno affermato di non aver visto nessuno sporgersi o lanciare qualcusa dalle finestre del piano in questione.  

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