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Scontri Lazio-Roma, in carcere perché armato. Non era una molotov, ma un ombrello

Tifoso della Roma scarcerato: non aveva una bottiglia incendiaria. Ma il gip lo tiene ai domiciliari: pioveva, "ma era anche un oggetto atto ad offendere"

Roberto Procaccini
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In cella per un malinteso. "E' una molotov", "No è un ombrello", "Sì ma fa male lo stesso", "Vada in carcere", "No ai domiciliari". Si può riassumere così la vicenda di G. M., 23 anni, tifoso della Roma finito in carcere martedì (a due giorni dagli scontri che hanno accompagnato il derby capitolino Roma-Lazio) perché identificato nei video girati dalla Questura mentre impugnava una presunta molotov. Il ragazzo ha così meritato due notti in cella, prima di vedersi riconoscere "per lo meno" gli arresti domiciliari. Come dimostrato dai suoi legali dinanzi al gip grazie ai fermo immagine e alle fotografie delle forze dell'ordine, il giovane non impugnava una bottiglia incendiaria, ma un ombrello tascabile. Accessorio necessario in una giornata come quella di domenica 11, quando la "tempesta di San Martino" si è abbattuta sulla capitale, hanno argomentato i difensori. Il gip ha riconosciuto la circostanza, ma poi comunque previsto i domiciliari per il tifoso della Roma perché, dati gli scontri in corso, anche l'ombrellino poteva essere considerato un "oggetto atto ad offendere". I legali del tifoso romanista hanno già fatto ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la sua definitiva scarcerazione. In attesa di comprendere le eventuali responsabilità del ragazzo negli incidenti del derby, la Questura di Roma ha già disposto perlui il divieto di assistere a manifestazioni sportive per i prossimi 5 anni.

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