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La casta salva i Fioritopoi stanga i giornalia colpi di multe e rettifiche

Matteo Legnani
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  Mentre il Parlamento boccia il commissariamento delle Regioni, bloccando il decreto sui tagli ai costi della politica, stanga la stampa che (tra i suoi vizi e meriti) tanto ha fatto in questi mesi per denunciare gli sprechi della casta. La legge cosiddetta "salva-Sallusti", dietro l'abolizione del carcere per il reato di diffamazione, assume sempre più gli aspetti di una "vendetta". I temi in discussione sono due: le pene pecuniarie e l'obbligo di rettifica. Sul primo punto, è slittata l'approvazione della riduzione (del 50%) del tetto massimo della pena pecuniaria, ora fissata a 100mila euro (con un minimo di 5mila). I relatori della legge hanno preferito non far mettere ai voti l'emendamento (la cosiddetta "modifica lenitiva") che, visto l'atteggiamento ostile e di "tutti contro tutti" dell'aula non sarebbe con ogni probabilità comunque passata. Sono però stati votati con alcuni emendamenti i primi commi della legge. Secondo quanto già approvato, quindi, i giornali hanno l'obbligo di pubblicare integralmente una rettifica del presunto diffamato sempre in testa di pagina e comunque on le stesse caratteristiche tipografiche e negli stessi spazi della notizia che si vorrebbe rettificare. Per il giornalista, non c'è possibilità di verificare la fondatezza della rettifica: potrà anche essere falsa, ma andrà comunque pubblicata. In caso di mancata pubblicazione, la sanzione va da 15mila a 25mila euro, più una multa per ogni giorno di ritardo.  

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