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Vaticano, Paolo Gabriele nelle carceri vaticane

Paolo Gabriele e il Papa

Per Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo del Papa, si riaprono le porte del carcere: non ha presentato appello, ora il provvedimento è esecutivo. Possibile la grazia

Andrea Tempestini
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  Il Corvo in gabbia. La sentenza è esecutiva: Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo del Papa al centro del caso "Vatileaks", va nelle carceri vaticane. "Con il passaggio della sentenza in giudicato, Paolo Gabriele dovrà scontare il periodo di detenzione inflitto", spiega una nota della Segreteria di Stato che informa inoltre che "si apre a carico di Gabriele la procedura per la destituzione di diritto, prevista dal Regolamento Generale della Curia Romana". Per essere chiari, ha spiegato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, "dato che non sono stati proposti appelli contro la sentenza del 6 ottobre scorso nei confronti di Paolo Gabriele, essa è diventata definitiva. Perciò, per mandato del Presidente del Tribunale, il promotore di Giustizia ha disposto questa mattina la reclusione in esecuzione della sentenza. L'ordinanza - viene sottolineato - viene eseguita in giornata. Il progetto criminoso - La segreteria di Stato ha ribadito che "l'imputato è stato riconosciuto colpevole al termine di un procedimento giudiziario che si è svolto con trasparenza, equanimità, nel pieno rispetto del diritto alla difesa. Il dibattimento ha potuto accertare i fatti, appurando che Paolo Gabriele ha messo in atto il suo progetto criminoso senza istigazione o incitamento da parte di altri, ma basandosi su convinzioni personali in nessun modo condivisibili". Per Gabrielli, però, è ancora possibile la grazia. "In rapporto alla misura detentiva - sottolinea il testo - rimane l'eventualità della concessione della grazia, che, come ricordato più volte, è un atto sovrano del Santo Padre. Essa tuttavia presuppone ragionevolmente il ravvedimento del reo e la sincera richiesta di perdono al Sommo Pontefice e a quanti sono stati ingiustamente offesi. Se rapportata al danno causato, la pena applicata appare al tempo stesso mite ed equa, e ciò a motivo della peculiarità dell'ordinamento giuridico dal quale promana".  

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