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Uccide il marito a coltellatee con l'amante occulta il cadavereAssolti: legittima difesa

La Corte d'Assise di Roma accoglie le richieste dei difensori: "Si è solo difesa da anni ed anni di violenze ed abusi"

Nicoletta Orlandi Posti
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  E' destinata a far discutere la discutere la sentenza con la quale si è chiuso il processo per l'omicidio dell'imprenditore catanzarese Domenico Bruno: l'ex moglie e il suo amante sono stati entrambi assolti.  I fatti risalgono al 27 febbraio 2004, quando la donna uccise il marito - sposato vent'anni prima e con il quale aveva avuto quattro figli - con 12 coltellate. L'amante l'aveva aiutata ad avvolgere il corpo della vittima in un tappeto, prima di buttarlo nel Tevere. Il suo cadavere venne ritrovato solo un mese dopo, su una spiaggia di Ostia, dove il mare restituì il suo corpo trafitto da numerose coltellate. Il pubblico ministero aveva chiesto per i due imputati, Luciana Cristallo, e del suo presunto complice Fabrizio Rubini, la condanna all'ergastolo, ed anche i legali di parte civile che rappresentano la madre della vittima, Santa Marinaro, nonchè la curatrice dei due figli minorenni di Bruno e della Cristallo avevano insistito perchè gli imputati fossero dichiarati colpevoli. La Corte d'assise della Capitale, però, ha accolto piuttosto le richieste dei difensori della Cristallo e di Rubini, assolvendo Rubini "per non aver commesso il fatto", e la Cristallo perchè ritenuta non punibile per via della scriminante della legittima difesa.  La Corte ha così condiviso in pieno le tesi dei difensori degli imputat i quali fin dall'inizio ha insistito che la donna avrebbe agito solo per legittima difesa, sostenendo che la sua assistita si sarebbe solo "difesa da anni ed anni di violenze ed abusi" che il marito avrebbe perpetrato ai suoi danni. "È stata una liberazione", ha detto Luciana Cristallo subito dopo aver appreso della sua assoluzione. "Ora potrò guardare con un peso meno grave i miei quattro figli. Non volevo uccidere il loro padre, ma lui mi stava strangolando". L'ex marito, aveva tentato di soffocarla già alcuni mesi prima tanto che lei fu ricoverata in ospedale per "schiacciamento delle vertebre cervicali anteriori ", fu scritto nel referto, ricorda Repubblica. Anche quel 27 febbraio del 2004 voleva ammazzarla, dopo averle reso la vita impossibile per anni, dopo averla psicologicamente annullata con pedinamenti, botte, con quel suo amore ossessivo e malato che non accettava la fine del rapporto e le impediva di ricostruirsi una vita. A casa della donna si era presentato per chiederle di ritirare l'ultima querela che lei aveva sporto contro di lui e che lo vedeva indagato per lesioni e percosse. Altre volte l'ex moglie aveva ritirato le denunce, per amore dei figli. Quella sera disse no.  

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