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Taranto, l'inquinamento è un dramma: casi di tumore raddoppiati, Ilva all'angolo

Giulio Bucchi
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  Una situazione "drammatica". Così il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha commentato la pubblicazione dei dati sull'incidenza dei tumori a Taranto, dove la mortalità per malattie polmonari è superiore del 14% tra gli uomini e dell'8% tra le donne rispetto alla media della provincia. Sotto accusa, naturalmente, ci finisce l'inquinamento industriale dovuto in larga parte alla presenza degli stabilimenti della acciaieria Ilva. Secondo i risultati del rapporto del Ministero della Salute Sentieri, resi noti in mattinata dal ministro Renato Balduzzi, tra 2003 e 2009 la frequenza di alcuni tipi di cancro è aumentata e in alcuni casi addirittura raddoppiata. Rispetto al resto della provincia pugliese, per gli uomini è stato registrato un eccesso del 30% per tutti i tumori. Nel dettaglio, del 50% per il tumore maligno del polmone, più del 100% per il mesotelioma e per i tumori maligni del rene e delle altre vie urinarie (escluso la vescica), superiore al 30% per il tumore della vescica e per i tumori della testa e del collo, del 40% per il tumore maligno del fegato, del 60% per il linfoma non Hodgkin, superiore al 20% per il tumore maligno del colon-retto e per il tumore della prostata e al 90% per il melanoma cutaneo. Per le donne residenti nei comuni di Taranto e Statte, sempre a confronto con il resto della provincia, si rileva un eccesso di incidenza per tutti i tumori di circa il 20%. Sono presenti eccessi per una serie di tumori maligni: della mammella pari al 24%, del corpo dell'utero superiore all'80%, del polmone 48%, del colon-retto 21%, del fegato 75%, del linfoma non Hodgkin 43% e dello stomaco superiore al 100 per cento. Bambini a rischio - Sia negli uomini che nelle donne gli eccessi sono presenti, per la maggior parte delle sedi, anche rispetto all'insieme dei Registri Tumori dell'Italia meridionale. Gravissimo allarme anche per la mortalità nel primo anno di vita, +20% rispetto al resto della Puglia. A Taranto ogni metro cubo d'aria ci sono 10 milligrammi in più di Pm10 di origine industriale: corrisponde ad un aumento del 25% del 'rischio di ricovero' per la classe angrafica che va da 0 a 14 anni. Aumentano inoltre le patologie in gravidanza. Secondo lo studio Sentieri l'eccesso rispetto alla media delle "condizioni morbose di origine prenatale" era del 21% già negli anni 1995-2002, ed è schizzato al 47% nel periodo 2003-2009. Mentre le malformazioni congenire, che mostravano una mortalità in eccesso del 17% fino al 2002, nel periodo successivo "mostrano un decremento". La denuncia di Legambiente - "I nuovi dati degli studi epidemiologici dell'area di Taranto confermano la drammaticità della situazione sanitaria nella città pugliese", ha commentato Cogliati Dezza. "Una drammaticità che non può farci che ribadire l'urgenza di provvedimenti che affrontino e diano soluzione a questa vera e propria emergenza: indagine sulla popolazione per limitare l'esposizione al rischio, campagne informative ai cittadini sui comportamenti da attuare o evitare per limitare i rischi, indagini sull'incidenza sanitaria degli altri importanti impianti industriali del territorio quali l'Eni, la Cememtir e l'Arsenale marina Militare. A Taranto ci si ammala e si muore di più in   maniera intollerabile rispetto al resto della provincia e della Regione". E alla denuncia di Legambiente ha fatto replica lo stesso ministro Balduzzi, annunciando provvedimenti. Resta, in primo piano, l'incognita sul futuro dell'Ilva, a rischio oggi più che mai.    

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