Scuola, anche i prof contro Monti"Non all'aumento delle ore"
I docenti incrociano le braccia: stop a compiti in classe e interrogazioni
Questa volta contro i provvedimenti del governo non saranno gli studenti a scendere in piazza, ma i professori. Non ci stanno proprio a vedersi aumentare le ore settimanali da 18 a 24 a costo zero e a fronte di altri tagli di risorse e così si mobilitano per far sentire la loro voce come possono. Al liceo scientifico Talete di Roma parte stamattina la settimana di "didattica essenziale" cioè senza interrogazioni, né compiti in classe. "Pur non essendoci assolutamente alcuna interruzione di pubblico servizio", spiega il preside Antonio Panaccione, "i docenti rimarranno in classe, ma faranno una didattica alternativa e essenziale: ad esempio, senza fare interrogazioni e compiti in classe, leggendo dai libri al posto di spiegare, senza attività di laboratorio o esterne. Siamo convinti che alunni e genitori ci sostengano. Vogliamo che il Governo ritiri immediatamente: il D.D.L 953 ex Aprea; il decreto di stabilità con l'orario a 24 ore; e il concorso per l'accesso all'insegnamento che svantaggia i precari. Se così non sarà siamo pronti a forme di lotta ancora più incisive, anche inedite, con il blocco dei consigli di classe, degli scrutini e dell'adozione dei libri di testo". A unirsi al coro delle proteste diverse altre scuole della Capitale che hanno provveduto a redigere un testo con il quale motivano la loro posizione assolutamente contraria ai provvedimenti del governo Monti. Dal liceo classico Anco Marzio allo scientifico Labriola, al Mamiani l'invito a tutti i colleghi di tutte le scuole d'Italia a mettere in atto forme di lotta per bloccare il decreto Monti sulla scuola. La legge di stabilità per la scuola prevede che a fronte delle sei ore settimanali in più, lo stipendio rimarrebbe lo stesso, ma aumenterebbero le ferie. In questo modo il governo stima di risparmierebbe 240 milioni di euro nel 2013 e di 721 a partire dal 2014. In pratica l'aumento delle 6 ore corrisponderebbe alla forte riduzione dei cosiddetti spezzoni di orario: i prof si aggiungono quelle ore da coprire che vanno oltre le 18 che oggi vengono invece coperte da supplenti. Ciò significa di fatto che circa 11.400 insegnanti precari rischiano di restare a casa.