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Mensa vietata ai bambini poveriLa scuola crea il refettorio-ghetto

Tolleranza zero a Cavenago. Il sindaco: non è apartheid. Mamme in rivolta

Eliana Giusto
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C'è la mensa dove vengono serviti primo, secondo e frutta a quelli in regola con i pagamenti e c'è il refettorio separato per chi invece in regola non è. Le mamme dei bambini della scuola elementare Ada Negri di Cavenago, in Brianza, sono in rivolta. Quel refettorio ghetto è una vergogna, dicono, è apartheid. Ma il sindaco e la scuola si difendono: non ci sono fondi, basta con i furbetti. Il caso, raccontato oggi dal Giorno, ha spaccato il paese. Per Sem Galbiati, primo cittadino di centrosinistra, questo è l'unico modo per fronteggiare "l'emergenza morosi". Le famiglie che non possono o non hanno alcuna intenzione di pagare o vanno a prendere i figli a pranzo e li riportano subito dopo oppure possono dargli il panino o la cosiddetta "schiscetta" che potranno consumare in quest'aula separata. Del resto, spiega Galbiati, "questa divisione esiste anche nelle scuole inglesi e finlandesi. Non voglio sentire parlare di apartheid. Come Comune non abbiamo più soldi da spendere, non possiamo pagare i debiti delle famiglie. E poi ci sono troppi furbetti". Ma le mamme sono infuriate e hanno cominciato una raccolta firme per difendere le due sorelline siriane da cui è partito tutto. Alle due bimbe infatti era stato negato il pasto in quanto morose. Le maestre avevano quindi rinunciato al loro pranzo pur di farle mangiare. Ma da ieri le stesse bimbe hanno mangiato al sacco, nell'aula-ghetto. E questo, dicono, è inaccettabile.    

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