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La Sicilia assume 20mila precarialla faccia dei tagli alla spesa

Il Parlamento siciliano approva la legge per regolarizzare i dipendenti dei Comuni, chiamati senza aver superato un concorso

Matteo Legnani
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La Sicilia ci prova. Obiettivo: assumere 20mila precari, per lo più dipendenti delle amministrazioni comunali sparsi per l'isola. Ieri l'Assemblea regionale siciliana (Ars) ha approvato la legge regionale che li trasforma in dipendenti a tempo indeterminato. Un esercito di persone assunte negli anni senza lo straccio di un concorso, e tenuto buono per anni con la promessa di una futura regolarizzazione. Tutto questo, fregandosene di una condizione che la legge impone: è fatto divieto assumere nuovi dipendenti ai Comuni le cui spese per il personale siano pari o superiori al 40% delle spese correnti. Cioè, la maggior parte, visto che il 70% delle amministrazioni comunali siciliane ha sforato la spesa per il personale del 50%. Fortuna (non per i precari) che ora la legge approvata dal Parlamento siciliano debba passare attraverso l'esame del Parlamento nazionale. Che difficilmente potrà chiudere un occhio sulle palesi irregolarità della legge siciliana, anche se il suo relatore, il consigliere Totò Lentini, ha chiesto il superamento dei vincoli di finanza pubblica. I tempi, tra l'altro, sono stretti. Perchè il 90% di questi dipendenti viene pagato con le risorse del Fondo unico del precariato della Regione, che ha una dote annua di circa 300 milioni di euro. Ma solo fino al 2015. E pressioni, perchè l'assunzione dei 20mila si faccia e si faccia presto, arrivano anche dai sindacati: Cgil, Cisl e Uil hanno già indetto per il 4 luglio una manifestazione a Palermo. La Sicilia già oggi ha un rapporto tra dipendenti degli enti territoriali e popolazione tra i più alti a livello nazionale: 13,8 ogni 1000 persone. Le regioni più virtuose sono invece Puglia, Veneto e Lombardia con 6,2 , 7,3 e 7,6 dipendenti degli enti locali ogni 1000 abitanti.

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