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Carola Rackete dopo l'archiviazione: "La lotta contro il potere razzista continua", nel mirino Italia e Salvini

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Archiviata l'inchiesta che la vedeva imputata, Carola Rackete rincara la dose. La capitana della Sea Watch 3, dopo essere stata graziata dall'accusa di resistenza e violenza contro nave da guerra per lo speronamento della Guardia di Finanza, ha ribadito che "la lotta continua". Una chiara frecciata al nemico Matteo Salvini, a cui rivolge un tweet: "La missione di salvataggio di Sea-Watch ha significato usare privilegi come il passaporto europeo o l’istruzione gratuita per riuscire ad essere solidali con le persone che lottano contro quelle strutture che esercitano un potere razzista e che mantengono le ingiustizie senza cambiarle. Questa lotta è lontana dalla fine e tutti noi dovremmo farne parte".

 

 

La gip di Agrigento, Alessandra Vella, accogliendo la richiesta del Procuratore Luigi Patronaggio, ha così archiviato l’inchiesta sulla comandante tedesca. La Rackete nella notte del 29 giugno 2019 forzò il divieto di ingresso al porto di Lampedusa e speronò, nella manovra, una motovedetta della Guardia di Finanza, suscitando l'indignazione del leader della Lega all'epoca ministro dell'Interno. Eppure niente processo per la paladina dei migranti perché - è la tesi del gip - "ha adempiuto al dovere di soccorso in mare". Non solo. La sua posizione è stata archiviata perché la motovedetta della Guardia di Finanza "non era una nave da guerra" come, invece, prevede il reato inserito all’articolo 1.100 del Codice della Navigazione. E ancora, in quell’occasione era "condotta da un maresciallo". 

 

 

Esulta il legale della Rackete che ha definito la notizia "attesa perché c’era stata una nostra istanza per la richiesta di archiviazione e dopo che la Corte di Cassazione nel gennaio 2020 aveva confermato il provvedimento del gip di Agrigento che non aveva disposto l’arresto di Carola Rackete, sembrava del tutto coerente che anche questo gip di adeguasse a quella decisione", ha detto Alessandro Gamberini su Radio Cusano Campus difendendo la sua assistita: "Non è vero che Carola Rackete ha speronato una motovedetta della Gdf, molto più banalmente la manovra lentissima in un porto molto piccolo che lei non conosceva ha fatto sì che venisse toccata la nave della Gdf che si era improvvisamente infilata nel molo. L’accusa di resistenza è stata ritenuta dalla Cassazione giustificata dalla necessità di chiudere il soccorso con lo sbarco dei migranti". 

 

 

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