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Immigrazione, Bruno Vespa e uno dei punti su cui il governo Draghi rischia di non tenere

 Bruno Vespa

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Sono due i punti chiave dell’attività di governo di Mario Draghi: la campagna vaccinale e il Recovery Plan. È per questo che si è deciso di ricorrere a un esecutivo tecnico, oltre all’impossibilità di andare a elezioni per via della pandemia. Tuttavia c’è un altro punto molto pericoloso per il premier e per la tenuta della sua maggioranza: il problema migranti.

 

 

 

Gli sbarchi in Italia, infatti, continuano ad aumentare. Come ricorda Bruno Vespa sul Giorno, dall’inizio dell’anno sono arrivate 13mila persone, 2mila in più di quante ne erano arrivate nell’intero 2019. Cifre inaccettabili che fanno saltare dalla sedia Matteo Salvini, prosciolto ieri per il caso Gregoretti. Il leader della Lega ha già fatto sapere che, se dipendesse da lui, farebbe quel che ha fatto due anni fa, facendo riferimento così ai decreti Sicurezza e alla tutela dei confini italiani.

 

 

 

Intanto l'Ue non sarebbe di alcun aiuto. A tal proposito, Vespa scrive: “L’Europa, fedele a se stessa nella massima ipocrisia, non muove un dito nella distribuzione dei profughi: figuriamoci un Macron in campagna elettorale con la Le Pen che gli morde il fondo dei pantaloni o la Merkel a 4 mesi dalle elezioni che ha visto l’inizio del suo declino quando nel 2015 ha detto: c’è posto per tutti”. Secondo il giornalista, per risolvere il problema l’Europa dovrebbe impegnarsi in una forte trattativa politica  con Libia e Tunisia, i Paesi di partenza, “accompagnata da pacchi di soldi per ripetere quello che fece Berlusconi con Gheddafi pagandogli rate dei danni di guerra 60 anni dopo”.

 

 

 

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