Tiesto, Guetta & Co: i dj più ricchi sfidano le popstar
Forbes stila la graduatoria: l'olandese guadagna 22 milioni in un anno, poi Skrillex, il francese David e pure la star di Jersey Shore Pauly D. Sono loro i veri divi della musica?
Tiësto come Jennifer Lopez. Ma nella classifica dei dieci dj più pagati al mondo e con 22 milioni di dollari portati a casa nell'ultimo anno. Lo dice la rivista Forbes, artefice dell’ennesima top ten che sta facendo il giro del web. Ora, che lui sia il più ricco lascia sì spiazzati, ma fino a un certo punto, visto che è quasi un decennio che Tijs Michiel Verwest, così fa all'anagrafe il massiccio e simpatico artista di Breda, riempie stadi e trascina folle oceaniche da una parte all'altra del globo. Ma su questo punto ci arriviamo tra poco. Prima i numeri. Dopo Tiësto, con 15 milioni in saccoccia e una galvanizzante seconda posizione c’è l’astro del dubstep Skrillex, che a febbraio ha vinto tre grammy (uno di questi grazie al remix della bellissima Cinema di Benny Benassi & Gary Go). La sua ascesa è stata rapida e verticale, considerando che con questo progetto è in pista dal 2009 e di anni, il creativo Sonny Moore, ne ha appena 24. In terza, con un incasso di 14 milioni di dollari negli ultimi dodici mesi, gli Swedish House Mafia, che come trio si sono sciolti lo scorso giugno. Giusto 13,5 milioni, invece, per David Guetta, che è quarto, e 12 per il quinto posto di Steve Aoki. In sesta c’è il canadese Deadmau5 con 11,5 milioni, che nel caso della vera sorpresa di questa classifica, il "guido" di Jersey Shore Pauly D, diventano undici. Ancora: dieci milioni e ottava posizione per Kaskade, nove per Afrojack, che è nono, e sette per l’esplosivo Avicii, che è in decima. Tiësto gladiatore di arene a colpi di beat, dicevamo. Ma non è più il solo. Per rendersene conto basta trascorrere qualche settimana ad Ibiza, locus amoenus della musica elettronica, o nel Salento, dove nei giorni di Ferragosto, a partire da Guetta, suoneranno i top del momento. Gente che quando la tiri in ballo non ti permette più di sorvolare sul sudore di migliaia di giovani che saltano e ballano e cantano a squarciagola al ritmo delle loro produzioni. Proprio come accade nei concerti delle grandi rockstar. Certo, i dj tra le mani hanno sempre avuto mixer e sintetizzatori, mica fiammanti Gibson Les Paul o Fender Stratocaster. Ma non ci vuole tanto a capire che la loro bravura, il loro "suonare", sta nel saper creare una sequenza che non ti scordi più, qualcosa in grado di trasmettere emozioni. La ricetta giusta? Cantati pop, melodie a presa rapida, trance mescolata all'electro house. E ogni tanto qualche parentesi dupstep. Lo sanno bene Deadmau5, Afrojack, Avicii, gli SHM e pure quel Tiësto che, statene certi, a fare l’aquila su Forbes e a beccare 200 mila euro a serata, giusto qualcosa in più di mister Guetta, ci sarebbe arrivato comunque. Anche se non avesse abbandonato, o diciamo lasciato nelle mani di colleghi come Markus Schulz o Paul Van Dyk, la trance più autentica e meno contaminata degli esordi, quella di inni come Lethal Industry, Love Comes Again o Flight 643 per intenderci.