Cerca
Logo
Cerca
+

Ribelli attaccano l'aeroporto di Aleppo Attacco dell'esercito a Damasco

L'allarme dell'Onu: tre milioni di siriani hanno bisogno di cibo

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

  I ribelli siriani hanno attaccato la base militare lealista di Menagh, una trentina di chilometri a nord-ovest di Aleppo, utilizzata dalle forze fedeli al regime come testa di ponte per i raid dei loro aerei da guerra e degli elicotteri d'assalto sulle postazioni insurrezionali: lo ha reso noto l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell'opposizione in esilio con sede nel Regno Unito, secondo cui per bombardare la strutura è stato impiegato un carro armato. La notizia è stata confermata anche da fonti giornalistiche presenti sul posto, alle quali gli stessi rivoltosi hanno spiegato come scopo dell'operazione fosse appunto l'impedire che ai velivoli governativi di continuare a martellarli nella seconda città della Siria.  I ribelli siriani hanno preso ianche controllo di un valico di frontiera al confine con l'Iraq, nel distretto di Mamlaha. Lo riferisce al Jazira. A Damasco è ancora altissima la tensione. . E' di almeno 43 civili uccisi il bilancio di un'incursione delle forze lealiste a Jdaidet Artouz, località della provincia occidentale siriana di Rif Dimashq, situata una ventina di chilometri a sud-ovest del centro di Damasco: lo hanno denunciato fonti dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell'opposizione in esilio con sede in Gran Bretagna, secondo cui la strage risale a ieri. "Le truppe del regime sono entrate a Jdaidet Artouz e hanno arrestato un centinaio di giovani", si legge in un comunicato, "che sono stati poi condotti in una scuola e ivi torturati".  L'assalto a Damasco "In mattinata sono stati recuperati i cadaveri di 43 persone", prosegue la nota, "alcune delle quali erano state sottoposte a esecuzioni sommarie nelle case, nei giardini o negli scantinati, con proiettili sparati loro al volto, in testa oppure nel collo". Lo stesso Osservatorio in un primo momento aveva parlato di 28 morti. Stando a testimoni oculari, peraltro, ammonterebbero in realtà come minimo a cinquanta, sepolti poi in una fossa comune scavata da una ruspa in un campo, inaccessibile a causa dei posti di blocco tuttora in piedi. Più in generale, nel corso dell'intera giornata di mercoledì il numero complessivo delle vittime nell'intera Siria ha raggiunto le 163 unità: ben 98 erano civili, venti gli insorti e 45 i soldati regolari.   Il raid a Jdaidet Artouz è stato confermato anche dalla televisione ufficiale siriana, a detta della quale "decine di terroristi o di mercenari si sono arresi o sono stati eliminati". L'emittente ha diffuso inoltre le dichiarazioni di un anonimo ufficiale governativo: "Abbiamo lanciato un assalto a una fattoria, e siamo rimasti sorpresi per il gran numero di individui armati che ci hanno affrontato, appostati sul tetto o al suolo tutto intorno". Sarebbero state confiscate infine un massiccio quantitativo di bombe, mine, armi da fuoco e uniformi di tipo militare L'allarme Tre milioni di siriani hanno bisogno di cibo e aiuti per la coltivazione delle terre e l'allevamento del bestiame: lo denuncia la Fao, citando dati provenienti dall'Onu e dal governo siriano. L'emergenza, ha sottolineato l'agenzia Onu, riguarda in particolare 1,5 milioni di siriani che "hanno bisogno urgente e immediato di cibo per i prossimi 3-6 mesi, specialmente nelle zone interessate dagli scontri".   

Dai blog