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Il Pdl minaccia la Lega:se cade Formigoni, giù Zaia e Cota

I capigruppo azzurri di Lombardia, Veneto e Piemonte: "Tre progetti al Nord fortemente legati, se finisce uno terminano tutti"

Matteo Legnani
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  La Lega alza il prezzo e, come già accaduto nei mesi scorsi, minaccia Roberto Formigoni. Stavolta, però, il Pdl risponde al fuoco: senza di noi, fanno sapere gli azzurri, il Carroccio non potrebbe governare Piemonte e Veneto. Una polemica dura che, garantiscono al Pirellone, non si tramuta in una situazione però «realmente tesa». Sembra piuttosto una prova di forza in vista della campagna elettorale per le Politiche di primavera, un segnale nel momento in cui il Parlamento torna ad occuparsi di legge elettorale. Pdl e Lega hanno appena stretto un accordo sulle riforme istituzionali, ma ancora non si è raggiunto un accordo sul modello elettorale: alla Lega sarebbe stato comunque garantito un sistema che preservi il bipolarismo.  La Regione Lombardia è non da oggi obbiettivo dei padani. «La giunta in Lombardia difficilmente arriverà al 2015, a fine legislatura», aveva minacciato Roberto Maroni appena eletto segretario della Lega. In cambio del governo della Regione dove il Carroccio è nato la Lega sarebbe disposta a non presentarsi alle Politiche. Il Pdl, però, non ci sta. A fare quadrato attorno al governatore azzurro, già sotto il tiro di stampa e magistrati, ha esordito ieri un inedito asse tra i gruppi consiliari Pdl di Lombardia, Veneto e Piemonte. «Il modello di governo Pdl-Lega ha garantito una gestione efficiente ed efficace», scrivono i capigruppo del Pdl Paolo Valentini, Luca Pedrale e Dario Bond. Se in Lombardia governa un azzurro, nelle altre due Regioni i presidenti sono leghisti, Luca Zaia e Roberto Cota. Per eleggere Zaia, già ministro dell'Agricoltura, Silvio Berlusconi era stato costretto a chiedere il grande sacrificio - compensato con la poltrona di ministro - a Giancarlo Galan, sacrificare un suo uomo. «È assolutamente necessario che questo progetto di buon governo venga portato avanti  in modo coordinato dalle tre principali Regioni del Nord Italia», scrivono i tre capigruppo. Il Pdl può contare ovunque su gruppi numerosissimi. Quindi la minaccia; se cade Formigoni, cadono anche Zaia e Cota. «È impensabile interrompere prematuramente una delle tre esperienze di Governo, dal momento che le tre esperienze procederanno fortemente coordinate e simultaneamente», scrivono i tre capigruppo. Lo scontro sulla Lombardia è tutt'altro che locale. Tanto che Angelino Alfano è intervenuto più volte a difesa del “suo” governatore. «Chi pensasse di far cadere l'accordo in una Regione provocherebbe immediatamente la caduta anche nelle altre. L'accordo tra Pdl e Lega è sulle tre Regioni e prevede di andare avanti fino al 2015», ammonisce Formigoni. di Paolo Emilio Russo  

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