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Terremoto, fondi a rischio: possono tornare ai partiti

Sono 91 i miliardi di finanziamenti promessi alle zone colpite dal sisma. Ddl da approvare a metà luglio, altrimenti salta tutto. E il Fisco bussa agli imprenditori

Giulio Bucchi
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  Beffa doppia per i terremotati di Emilia, Lombardia e Veneto messi in ginocchio dalle scosse di maggio. Innanzitutto, il fisco torna a bussare alla porta degli imprenditori e, secondo punto, i soldi destinati inzialmente ai partiti e promessi alla ricostruzione rischiano di tornare alla Casta per un problema di lungaggini burocratiche. La metà dell'ultima tranche di luglio, 91 miliardi, di finanziamenti pubblici ai partiti doveva appunto andare ai terremotati come previsto dal Ddl approvato dalla Camera il 24 maggio. Il testo è ora all'esame della Commissione Affari costituzionali del senato e deve essere licenziato dall'Aula in maniera definitiva entro metà luglio, senza modifiche. Il termine ultimo per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, infatti, è il 31 luglio, data nella quale i partiti matureranno il diritto ad acquisire tutti i fondi. "Noi faremo di tutto per approvare il testo nei prossimi giorni – ha spiegato il relatore Stefano Ceccanti (Pd) –. Ma se non si dovesse fare in tempo è necessario l'intervento del Governo con un decreto". Il fisco all'attacco - Una nuova grana in vista per Mario Monti. Che però ci mette del suo, visto che è il Ministero dell'Economia a confermare a ItaliaOggi un ulteriore rischio. Gli imprenditori in ginocchio per il sisma dovranno riversare al Fisco nelle prossime settimane le ritenute Irpef prelevate dalle buste paga dei lavoratori dipendenti come sostituti d'imposta. L'allarme era stato lanciato dai consulenti del lavoro, secondo cui "versamenti e adempimenti tributari non sarebbero tutti sospesi" a differenza di quanto accaduto negli anni scorsi in altre aree terremotate. In Emilia Romagna, infatti, le amministrazioni pubbliche stanno continuando a richiedere il pagamento delle ritenute fiscali per il periodo successivo all'8 giugno 2012, senza dunque alcuna sospensione. E il Ministero conferma: "La norma introdotta dal decreto legge 74 è chiara, le ritenute vanno effettuate". In realtà tra il primo decreto ministeriale del 6 giugno e la legge 74 attualmente all'esame della Camera c'è assai poca chiarezza e si confonde tra "mancata effettuazione" e "mancato versamento" delle ritenute. Caso emblematico quello degli stipendi mandati in pagamento al dieci nei primi giorni di maggio con ritenute effettuate ma non riversate a causa del terremoto. Da qui la preoccupazione dei consulenti del lavoro: "Ci si troverebbe di fronte a una gravissima posizione interpretativa non conforme alle norme sin qui emanate".      

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