Cerca
Cerca
+

Il professor Monti ora rischia:forse non arriverà a fine mese

La maggioranza è stufa del premier

Il trio Abc pensa di staccargli la spina se tornerà dal consiglio europeo ancora una volta a mani vuote

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Sarà dunque la giustizia, e in particolare il provvedimento anti corruzione, la legge su cui cadrà il governo Monti? L'incidente che alcuni auspicano e altri temono come l'arrivo delle cavallette? La possibilità esiste. Lo sfogo di Silvio Berlusconi con i suoi dopo il via libera del provvedimento alla Camera, con tre fiducie sempre più esigue nei numeri, lascia poco spazio alle interpretazioni. Secondo il Cavaliere, il Pdl ha tenuto a freno la tentazione di votare contro solo per non indebolire il governo in vista dell'importantissimo consiglio europeo del prossimo 28 giugno. Anche perché nel vertice Abc avvenuto in settimana i tre leader si erano impegnati ancora una volta a sostenere l'esecutivo, senza creare problemi. Perché la situazione per l'Italia è molto critica e il premier in questo momento non va indebolito. Se però il presidente del Consiglio dovesse tornare da Bruxelles a mani vuote, a quel punto gli argini di sicurezza, che finora hanno permesso a Monti di andare avanti, potrebbero crollare. E se fino a poco tempo fa nella maggioranza qualcuno ventilava l'ipotesi di una caduta del Professore sulla riforma del lavoro, ora invece il punto di crisi potrebbe essere la giustizia.  Il Pdl lo ha detto chiaramente nell'Aula di Montecitorio. E ieri l'ha ribadito Angelino Alfano. «Invitiamo il governo a non porre la fiducia sulla norma che introduce la responsabilità civile dei magistrati, altrimenti a Palazzo Madama non la voteremo», annuncia il segretario del partito berlusconiano. Facendone una questione dirimente per la sopravvivenza stessa dell'esecutivo. «Sono un ministro e quindi sono aperta al dialogo con tutti. E' un tema su cui dobbiamo ancora lavorare ed è prematuro parlare di fiducia», è la risposta della titolare della Giustizia, Paola Severino. Ma il Pdl vuole modificare il testo anti corruzione anche in altre parti. Per esempio, sulla cosiddetta norma salva-Penati. Di cui il Pd, però, nega l'esistenza. «Non c'è nessuna norma di questo tipo», ruggisce Pier Luigi Bersani. «Il segretario del Pd non stia lì a smacchiare le leggi. La norma che salva il suo ex braccio destro c'è eccome. E io non la voto», la controreplica di Maurizio Gasparri.  Insomma, scintille. Che, nonostante l'ultimo invito di Monti a restare uniti, potrebbero terremotare il cammino dell'esecutivo. E a poco sembra servire l'invito alla calma da parte di Gianfranco Fini. «Credo che Pdl, Pd e Terzo Polo non debbano commettere l'errore di interferire nell'azione di governo per meri scopi elettorali», è il monito del presidente della Camera. Ma difficilmente le sue parole verranno ascoltate dai due maggiori partiti presenti in Parlamento. Specialmente dal Pdl, che è sempre più sul piede di guerra. Un nervosismo che si spiega anche con il continuo calo nei sondaggi: alcuni istituti lo danno addirittura al 15 per cento. «Qui perdiamo un punto al giorno!», è sbottato due giorni fa il Cavaliere. «Paghiamo il sostegno a un governo inviso ai nostri elettori», spiega di nuovo Alfano. Il quale sembra consolarsi col fatto che «i voti persi non vanno ad altri, ma restano lì». In attesa forse di rientrare quando Monti se ne andrà a casa. Ma anche il Professore, sul terreno scivoloso del gradimento, ha smesso da tempo di sorridere. Secondo Swg, la fiducia nel suo esecutivo è scesa al 33 per cento, mentre il movimento di Beppe Grillo nelle intenzioni di voto è arrivato al 21. E di tre punti sale anche il partito del non voto: dal 42,2 al 45,8 per cento. Numeri altissimi, mai registrati nemmeno nel pieno di Tangentopoli.  di Gianluca Roselli

Dai blog