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Rai, Mario Calabresi al tg1La nomina sempre più vicina

Per il dopo Maccari in pole position il direttore della Stampa

Lucia Esposito
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  I giochi sono fatti. Mario Calabresi è pronto per la poltrona di direttore del Tg1. Il nome era circolato con insistenza nei giorni scorsi, anche se abbinato a quello di Marcello Sorgi, che già aveva occupato il posto di numero uno del telegiornale della rete ammiraglia della Rai. Un derby tutto interno alla Stampa, dunque, considerato che anche Sorgi ha guidato il quotidiano della famiglia Agnelli. Ma adesso ci siamo. Il nome prescelto per il dopo Maccari (subentrato quando è stato deciso di fare fuori Augusto Minzolini) è quello di Calabresi, sui cui pare ci sia stato l'ok di tutti.  Consensi trasversali Piace a destra, ma soprattutto al centro e anche a sinistra. Classe 1970, prima inviato della Stampa, poi cronista parlamentare per l'Ansa, quindi caporedattore centrale a Repubblica e corrispondente dagli Stati Uniti, è diventato il numero uno del quotidiano torinese a soli 39 anni, nel 2009, subentrato a Giulio Anselmi. In Rai non è proprio una novità: l'anno scorso si è cimentato con un programma sulla terza rete, Hotel Patria, a dire la verità non proprio facendo il boom di ascolti. Troppo buonista, e non tutti sono Fabio Fazio, si è detto. Ma già allora il figlio del commissario Calabresi stava “studiando” per fare il grande salto sulla tv. Basta con la carta stampata, eccetto i libri che continuerà a scrivere. Al giornale potrebbe sostituirlo Aldo Cazzullo, piemontese e cresciuto professionalmente proprio nel quotidiano sabaudo, che poi ha lasciato per il Corriere della Sera. Lo stesso Cazzullo era nel toto-nomine per il Tg1: insomma, una partita, in fondo, tra giornalisti della stessa generazione. Vicini alla società civile.   E guarda caso, ieri, il segretario del Pd, Bersani ha scritto una lettera a quattro associazioni proprio in merito alle nomine del Cda Rai. «Siamo pronti a sostenere la voce di liberi protagonisti della società civile». Chissà perché Libero lo aveva intuito. Antonio Di Pietro plaude all'iniziativa. Le associazioni sono: “Se non ora quando”, “Libertà e Giustizia”, “Libera” e “Comitato per la libertà e il diritto all'informazione” che comprende diverse organizzazioni del settore. «La Rai», continua Bersani nella lettera, «vive il momento più drammatico della sua storia: umiliata da chi l'ha asservita ai capricci della destra, incapace di competere, priva di un chiaro indirizzo industriale. Non è solo un problema di autonomia dell'informazione o di scarso pluralismo, oggi il male è ben più profondo». Bersani conclude: «Davvero dobbiamo rassegnarci a un triste declino? Io credo di no. D'altra parte, se qualcosa di buono è venuto da questi mesi terribili, è la conferma che sono in tantissimi a non volerlo fare». Intanto arriva Calabresi al Tg1.  

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