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Tre sì al ddl anticorruzione:"Condannati non candidabili"Ma è subito scontro sulla data

La fiducia sul testo: non potranno essere candidati i condannati, ma solo a partire dal 2018. Il Pd: "Norma applicabile già dal 2013. Fli si astiene

Andrea Tempestini
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Dopo il pasticcio della vigilia, il governo prova a metterci una pezza alla Camera. Il tema è il ddl anti-corruzione, dove  sono state votate le  tre fiducie, quella sull'articolo 10 del provvedimento (l'incandidabilità dei condannati) e quella sull'articolo 13 (l'aumento delle pene, voluto dal Pd, nel minimo e nel massimo per la corruzione) e quella sull'articolo 14 (impossibilità di fare contratti con enti pubblici per chi è condannato per reati contro la pubblica amministrazione, come la concussione o la corruzione) . La fiducia sull'articolo 10 ha raccolto 461 sì, 75 voti contrari e sette astenuti; quella sull'articolo 13 ha raccolto 431 voti favorevoli, 71 contrari e 38 astenuti; infine il voto sull'articolo 14, con 430 sì, 70 no e 25 astenuti. Le dichiarazioni di voto finale del ddl anticorruzione si terranno giovedì alle 12 in aula alla Camera: lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Scontro sull'applicazione- L'articolo 10 votato a Montecitorio ricalca il testo messo a punto dalla commissione Affari costituzionali e Giustizia: stabilisce che il governo avrà la delega per adottare, entro dodici mesi, un decreto legislativo recante un testo unico della normativa in materia di incadidabilità alla carica di membro del Parlamento europeo, di deputato o di senatore della Repubblica,  oltre che per qualsiasi altra carica elettiva di enti regionali o locali, e per le cariche di presidente e di componente del consiglio di amministrazione dei consorzi, aziende speciali e comunità montane. Subito dopo il voto, però, si è aperto lo scontro sull'interpretazione della norma, che secondo Fli e Idv si potrà applicare soltanto dal 2018. I deputati del Pd Giovanelli e Ferranti, però, hanno dichiarato che "l'incandidabilità in conseguenza di sentenze definitive di condanna può essere applicata già alle prossime elezioni politiche del 2013". In una nota, il ministro della Pubblica amministrazione, Piero Giarda, ha provato a fare chiarezza: "Con il testo approvato oggi, il governo è in grado di esercitare la delega a partire dal giorno successivo all'approvazione della legge e in questo modo i nuovi divieti sarebbero di immediata applicazione. Il termine della delega è un termine massimo". Quindi l'articolo 10 dovrebbe trovare applicazione già dal 2013. Cicchitto critico - Non lesina critiche, invece, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che ha spiegato: "Come avrò modo di dire nella dichiarazione di voto di domani (giovedì, ndr), è auspicabile che al Senato questo disegno di legge abbia alcune modifiche, in primo luogo per quello che riguarda il traffico di influenza perché esso rischia di dare ai pubblici ministeri una discrezionalità del tutto eccessiva". Reato di induzione - Con l'articolo 13 del ddl sulla corruzione, il secondo votato, nasce il nuovo reato di "induzione", frutto dello spacchettamento della concussione. Non solo, con esso si introduce anche il reato di "traffico illecito di influenze" e quello della corruzione per l'esercizio della funzione. Con il nuovo articolo 319 quater si prevede che, salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto anni.   Quanto al traffico di influenze illecite si prevede che chiunque, fuori dai casi di concorso in altri reati, "sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sè o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita, ovvero per remunerare il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, è punito con la reclusione da uno a tre anni". Stessa pena per chi dà o promette denaro o altro vantaggio patrimoniale. La pena aumenta se chi indebitamente fa dare o promettere denaro o altro vantaggio patrimoniale riveste la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio. Le pene vengono ancora aumentate se i fatti sono commessi in relazione all'esercizio di attività giudiziarie.Il primo voto - Per quel che concerne il dettaglio del primo voto, sull'articolo 10, Futuro e Libertà non ha partecipato perché secodno i futuristi l'articolo sarebbe troppo poco rigoroso e rischierebbe di far slittare la disciplina alla prossima legislatura. Il Pdl ha invece votato sì "per responsabilità: non ci sottraiamo - ha spiegato il deputato Enrico Costa - anche se, invece che la fiducia, avremmo preferito il dibattito. Eravamo vicini a un traguardo storico col ddl presentato da Alfano". Il Pd ha dato il suo ok all'articolo, mentre l'Italia dei Valorei vota contro perché "non condivide le politiche di questo governo, che sono lontano dalla gente". 

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