Terremotati, le assicurazioni privatesono poche e non coprono tutti i danni
E' caos: le compagnie e le banche che propongono il servizio non sono molte
È tempo di correre ai ripari. Anche se non è ancora chiaro se i terremotati emiliani rientreranno già nella riforma della Protezione civile, gli italiani devono cominciare a pensare anche all'assicurazione di casa e azienda contro le catastrofi naturali. Lo Stato, infatti, non può più permettersi di risarcirli. Secondo le stime degli esperti, nei prossimi 10 anni gli edifici urbani avranno più di 40 anni e oltre 6 milioni saranno a rischio sismico e un milione e 300mila a rischio idrogeologico. Ma le compagnie assicurative e le banche a proporre questo tipo di servizio non sono molte. Il Corriere del Veneto ne individua 8: Alleanza Toro, Groupama, Fondiaria Sai, EurizonTutela, Axa, Poste Assicurazioni, banca Intesa San Paolo e Genertel. La caratteristica comune, fatto salvo per Poste Assicurazioni, è che la polizza per terremoti e altri disastri non è inclusa nell'incendio e, mediamente, è richiesto al cittadino un esborso di 150 euro in più. Per esempio, secondo il preventivo online di Genertel, assicurare una casa di 100 mq al secondo piano a Venezia costerebbe 438 euro l'anno. Il costo comprende la responsabilità civile fino a 500mila euro, i danni da terremoto, l'incendio di pareti e mobili ma non il furto e la rapina (100 euro in più). Molte polizze non coprono tutto il valore dell'appartamento e si fermano all'80% se non addirittura al 50%. Così come i tetti di risarcimento fissati dalle compagnie non vanno spesso oltre i due miliardi, nel caso in cui dovesse crollare un'intera città assicurata. È chiaro che al momento non ci sono le condizioni per questa “assicurazione su base volontaria” che potrebbe addirittura diventare obbligatoria per non discriminare chi vive in zone a rischio, dove le compagnie assicurative potrebbero anche speculare. Insomma, diventerebbe una nuova tassa da pagare. «Larga parte degli italiani vive in zone a rischio sismico ma pochissimi sanno se la loro casa è davvero sicura: perché dovrebbero mettere mano al portafogli?» si chiede il presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Leopoldo Freyrie. «Prima di una rivoluzione simile, occorrerebbe censire gli edifici, stimare il costo delle polizze e capire come spalmare i costi dal punto di vista sociale». Critico anche Adolfo Bertani, presidente del Consorzio universitario specializzato nella cultura del rischio, secondo cui «tra gli aspetti che devono essere chiariti c'è quello dello Stato come assicuratore di ultima istanza e l'entità degli incentivi, che devono produrre un forte vantaggio fiscale. Inoltre sarebbe auspicabile che la calamità naturale fosse necessariamente vincolata alla polizza incendio dell'abitazione (che ad oggi copre il 35%-40% delle case dei cittadini) come già avviene in Europa». di Carlotta Addante