De Benedetti, i cronisti indagati per Striano? Sistemano i rivali dell'editore

Con la scusa del "giornalismo d'inchiesta", il "Domani" attacca chi è scomodo per De Benedetti
di Brunella Bollolimartedì 8 aprile 2025
De Benedetti, i cronisti indagati per Striano? Sistemano i rivali dell'editore
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Ci risiamo: con la scusa del giornalismo d’inchiesta il Domani attacca i parlamentari di maggioranza. In prima pagina, ieri, un titolo contro Antonio Angelucci colpevole, secondo i segugi del giornale di Carlo De Benedetti, di avere usufruito della rottamazione quater, misura prevista dalla legge ed estesa a tutti i contribuenti italiani che ne facciano richiesta, previa ammissione dopo la verifica dei requisiti richiesti. In sostanza: vale per Angelucci come per la casalinga di Voghera. Ma poiché lui è deputato della Lega e non di Avs, è imprenditore della sanità privata, fondatore di decine di cliniche sparse per il Paese, e ha pure il peccato originale di essere editore di Libero e «parlamentare più ricco d’Italia», allora il titolo diventa subito una mezza condanna da sfornare a lettori poco attenti: “Angelucci vota e usa il condono”. Con aggiunta di numeri a caso e storie che nulla centrano con la pace fiscale, anche perché vecchie di anni. Scorrendo però le firme degli autori del “servizio” giornalistico, con tanto di foto in prima pagina, ai lettori più attenti non sfugge un dettaglio: si tratta sempre dei medesimi segugi dell’Ingegnere finiti nei guai per presunto dossieraggio e rivelazione del segreto.

Rinverdiamo qui i fatti. Tre cronisti del Domani, Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, risultano indagati nell’inchiesta sul cosiddetto “verminaio” degli accessi abusivi in concorso con il finanziere Pasquale Striano e l’ex sostituto procuratore Antonio Laudati. Sono accusati di aver chiesto e ricevuto documenti riservati dal pubblico ufficiale Striano, e di aver violato il segreto istruttorio attraverso la richiesta e la pubblicazione di informazioni contenute in quei documenti. Rischiano parecchio perché la vicenda ha messo in luce un sistema di “spiate” che ha danneggiato seriamente l’immagine della procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, definita «un colabrodo» dagli stessi inquirenti. In sostanza, nel corso degli anni, almeno dal 2018, sarebbero state violate le banche dati della Pnaa e fatte veicolare all’esterno notizie “sensibili” allo scopo, quasi sempre, di danneggiare una parte politica, e chissà perché difficilmente era la sinistra. Gli atti venivano scaricati dal finanziere “infedele” e inviati direttamente sulle mail dei cronisti amici tramite e-mail o we transfer.

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L’andazzo sarebbe andato avanti ancora a lungo se dopo l’ennesimo pezzo contro di lui, nell’ottobre del 2022 il ministro Guido Crosetto non avesse fatto un esposto in procura. Da lì, sono partite le indagini alla ricerca degli “spioni” e del mandante, prima a Perugia, poi il ritorno del fascicolo nella Capitale dove sono in corso nuovi accertamenti. Il “verminaio” emerso ha mostrato ricerche su dati sensibili non solo di Crosetto, ma di mezzo governo, di molti esponenti di Fdi, Forza Italia e Lega tra cui lo stesso Antonio Angelucci (in un solo giorno risultano oltre novanta accessi su di lui e le sue proprietà), di imprenditori, personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Quando lo scandalo è deflagrato, i cronisti del Domani hanno convocato una conferenza stampa: «Difendiamo la tutela delle fonti, non ci fidiamo del potere, noi siamo il contropotere», hanno dichiarato. E ieri un altro articolo, a firma Tizian e Vergine, sul quotidiano di De Benedetti, che guarda caso è anche proprietario di Kos, società che opera nella sanità privata. Stesso settore in cui opera la famiglia Angelucci.

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