Strage di piazza della Loggia, 51 anni per la sentenza

Toffaloni, all’epoca 16enne, condannato dal tribunale dei minori di Brescia: "Mise lui la bomba". Ma vive in Svizzera e non sconterà neanche un giorno
di Maurizio Stefaninivenerdì 4 aprile 2025
Strage di piazza della Loggia, 51 anni per la sentenza
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A 67 anni, è stato condannato a scontarne in carcere 30 da un tribunale dei minorenni. Ma era contumace, e presumibilmente non sconterà mai la sentenza che lo terrebbe dentro fin quasi al compimento del secolo. È la vicenda di Mario Toffaloni: 51 anni dopo, ritenuto uno degli esecutori materiali della strage di Piazza della Loggia che il 28 maggio 1974 provocò otto morti e 102 feriti. Allora era solo sedicenne, e per questo lo ha giudicato il Tribunale per i Minorenni di Brescia. Ma nel frattempo è diventato cittadino svizzero, per la Svizzera quel reato è caduto in prescrizione, e dunque non lo ha estradato. I 30 anni chiesti dalla pm Caty Bressanelli sono il massimo della pena possibile nel caso di minori, e Toffaloni continua appunto a essere considerato in base al proprio status legale dell’epoca, quando gravitava nell’orbita della formazione di estrema destra Ordine Nuovo.

Gioiello di architettura rinascimentale e eredità della presenza veneziana, Piazza della Loggia è il centro di Brescia, e prende il nome dalla Loggia in cui ha sede la giunta comunale. Ma in tutta Italia purtroppo il suo nome è oggi collegato a quella strage in cui morirono cinque insegnanti, due operai e un pensionato ex-partigiano. 102 i feriti. Fu il quarto più grave tra gli attentati “neri” degli Anni di Piombo: dopo gli 85 morti della strage di Bologna del 2 agosto 1980, i 17 della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e i 12 della strage del treno Italicus del 4 agosto 1974. Un comizio contro il terrorismo nero era stato indetto per le 10, a cura dei sindacati e del Comitato Antifascista. Oratori: il sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, il deputato Pci Adelio Terraroli e il segretario della camera del lavoro di Brescia Gianni Panella. Alle 10,12 la registrazione del comizio riporta il botto della bomba, nascosta in un cestino dei rifiuti.

Toffaloni sarebbe ritratto in una fotografia scattata in piazza della Loggia subito dopo la strage, ed è stato giudicato colpevole di avere messo lui la bomba nel cestino dei rifiuti. La bomba scoppiò mentre veniva chiesto lo scioglimento del Msi di Giorgio Almirante, che però non c’entrava. Fu processato ma infine assolto il suo storico rivale Pino Rauti, che uscendo dal Msi, in chiave anti-almirantiana, aveva fondato il Centro Studi Ordine Nuovo, ma poi rientrato nel Msi, e dopo la morte di Almirante tra 1990 e 1991 ne sarebbe divenuto anche per 19 mesi segretario. Assolto anche Delfo Zorzi: esponente di Ordine Nuovo che in seguito alle accuse è scappato in Giappone, dove si è sposato ed è diventato un facoltoso imprenditore, ottenendo anche la cittadinanza nipponica. Ed è stato assolto anche il generale dei carabinieri Francesco Delfino, dirigente del Sismi e all’epoca dei fatti capitano comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia. La giustizia ha stabilito che mandante della strage sarebbe stato Carlo Maria Maggi: un dirigente di Ordine Nuovo che avrebbe agito per ritorsione contro lo scioglimento dello stesso Ordine Nuovo e di Avanguardia Nazionale.
L’esplosivo sarebbe stato preparato da Carlo Digilio: tritolo secondo il processo del 2010; geligjnite e dinamite secondo quello del 2012. L’ordigno sarebbe stato poi trasportato da Marcello Soffiati e esecutori materiali sarebbero stati Ermanno Buzzi e Maurizio Tremonte. Buzzi il 13 aprile 1981 era stato strangolato in carcere dai neofascisti Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. Anche Digilio e Soffiati erano già morti al momento della sentenza che nel 2012 ne ha stabilito la colpevolezza. Maggi e Tramonte sono stati condannati all’ergastolo in appello nel 2015: sentenza confermata dalla Cassazione nel 2017.

Ma un quarto giudizio in ordine alla Strage di Piazza della Loggia è scaturito da un ulteriore troncone di indagine condotto dalla Procura per i Minorenni di Brescia, a carico del veronese Marco Toffaloni e di Roberto Zorzi, che da anni vive negli Usa dove alleva dobermann. Dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Giampaolo Stimamiglio, al quale Toffaloni avrebbe riferito di «aver avuto un ruolo tutt’altro che marginale nella strage», è stata acquisita la citata fotografia. Il 5 aprile 2023 Toffaloni è stato rinviato a giudizio con l’accusa di strage. Ieri, la condanna. Ma oggi Toffaloni vive a Landquart nel cantone dei Grigioni. All’anagrafe risponde al nome di Franco Maria Muller. Gode di sussidi statali e della protezione che gli assicura il diritto elvetico.