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Stefano Musolino, la "toga rossa" che su La7 criticò il governo? Graziato dal Csm

Il segretario di Md, in un centro sociale e da Formigli aveva parlato contro il Ponte
di Andrea Valle giovedì 3 aprile 2025

3' di lettura

Tutto secondo copione. Come ampiamente previsto da Libero la settimana scorsa, il plenum del Csm ha archiviato la pratica su Stefano Musolino, segretario nazionale di Magistratura democratica, la corrente più a sinistra delle toghe. Sul procuratore aggiunto di Reggio Calabria pendeva una richiesta di trasferimento ad altro ufficio avanzata dai membri laici del centrodestra dopo le sue esternazioni anti-governative a un convegno e in televisione in prima serata: neanche a farlo apposta a Piazza Pulita su La7. Musolino, a dispetto della terzietà e dell’indipendenza che dovrebbe contraddistinguere la categoria dei magistrati, si era lasciato andare ad alcune dichiarazioni pubbliche molto critiche nei confronti di Matteo Salvini e del Ponte sullo Stretto di Messina, bocciando anche la gestione della giustizia da parte dell’attuale maggioranza.

Tutto lecito, ha sancito il Plenum del Consiglio Superiore della magistratura. «Non si ravvisa alcun rischio di concrete ricadute pregiudizievoli sull’esercizio delle funzioni giudiziarie da parte del magistrato», c’è scritto nelle motivazioni con cui l’organismo di Palazzo dei Marescialli ha archiviato la pratica di trasferimento per incompatibilità ambientale del procuratore aggiunto del capoluogo calabrese stabilendo quindi l’assenza degli estremi previsti dall’articolo 2 della Legge sulle guarentigie. La richiesta delle consigliere laiche di Lega (Claudia Eccher) e Fratelli d’Italia (Isabella Bertolini) prevedeva, infatti, che Musolino fosse destinato ad altra sede considerata la sua avversione per il progetto di Ponte sullo Stretto di Messina caldeggiato dal ministro dei Trasporti e dal resto dell’esecutivo.

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I fatti si riferiscono al 19 ottobre 2024 quando il segretario nazionale di Md era intervenuto al centro sociale “Nuvola rossa” di Villa San Giovanni come relatore di punta a un evento dell’associazione “No Ponte” volto ad approfondire tematiche relative al ddl Sicurezza, stabilendo quindi, già con la sua presenza, da che parte sta. Non solo. In trasmissione ospite di Corrado Formigli, il magistrato aveva ribadito la linea aggiungendo che «non esiste un’imparzialità come condizione pre-data, come stato del magistrato. L’imparzialità», ha detto, «è qualcosa verso cui si tende... perché invece quelli che sono un po’ più dissenzienti verso le politiche del governo rischiano di non esserlo più». Una frase questa, che per il centrodestra non andrebbe pronunciata perché certifica la mancanza di terzietà, mentre nella delibera di archiviazione viene messo nero su bianco che «non appare idonea a recare pregiudizio all’imparzialità e indipendenza nell’esercizio della funzione giudiziaria».

Morale: su proposta dalla prima commissione del Csm, il Plenum ha approvato con 18 voti a favore, 5 contrari e 2 astenuti la delibera di archiviazione. Ad astenersi sono stati la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano e il consigliere laico Michele Papa. Tra i cinque voti contrari quelli delle consigliere laiche del centrodestra, Bertolini ed Eccher, che hanno comunque ringraziato la presidente Cassano «per aver voluto ricordare nel suo intervento l’importanza del riserbo per il magistrato, fondamentale ai fini del suo prestigio e della sua considerazione». Molto critico Enrico Aimi, per il quale «la decisione di ieri segna una brutta pagina per la magistratura, dal momento che il ruolo di chi amministra la giustizia impone un rigore istituzionale che non può essere messo in secondo piano da iniziative personali». Di «impunità della casta togata» parla Maurizio Gasparri, presidente dei senatori azzurri, il quale non ha dubbi: «Altro che riforma della giustizia, servirebbe una vera rivoluzione democratica per far emergere un principio di responsabilità anche in quei mondi», ha detto.

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