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Mendella, la rivincita del generale rovinato dalle toghe: "Sei mesi in cella, una vita buttata". Ma oggi...

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"Sei mesi in cella in mezzo a delinquenti della peggior specie". Ma anche un calvario giudiziario durato 10 anni. Insomma: "Una vita buttata nel cesso". Poi, però, il riscatto: l'incarico di comandante generale dell'Abruzzo. Quella del generale Fabio Massimo Mendella è una storia con un lieto fine. Tuttavia, il suo passato non può e non deve essere dimenticato. L'11 giugno 2014 Mendella è stato sbattuto in carcere con l'accusa di corruzione. In pratica, un imprenditore-criminale aveva fatto il suo nome per ricevere in cambio una grazia dai pm. Ed era stato creduto.

Come riporta il Giornale, le parole del falso pentito erano state prese per buone dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli. Ma anche dal giudice preliminare che ha ordinato l’arresto, dai tre giudici del tribunale del riesame che lo hanno confermato, dagli altri tre del tribunale che hanno condannato Mendella a quattro annidi carcere. Solamente grazie alla Corte d'Appello, si è certificato che le accuse all'ufficiale fossero segnate da "illogicità di fondo", "ondivaga, profonda incoerenza", "spregiudicatezza criminale". Al momento del processo d’appello i reati erano ormai prescritti, Mendella avrebbe potuto cavarsela così. Ma era così sicuro della propria innocenza che ha rinunciato alla prescrizione.

 

 

"Mi sono stati restituiti la dignità e l’onore che meritavo". Così il generale Mendella dopo l'incarico ricevuto. Ma le cicatrici restano e la bufera mediatica fa ancora male. Mendella non ha avuto modo di avere al suo fianco il padre, vecchio maresciallo delle fiamme gialle, in questo suo giorno così importante perché "scomparso nel 2020 senza poter condividere questa grande gioia". L'unica consolazione è arrivata dalla Corte dei Conti, che gli ha restituito i beni che gli aveva sequestrato accusandolo di avere causato oltre un milione di danni allo Stato.

 

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