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Anm, sciopero e insulti al governo: "Nemmeno con mafia e terrorismo"
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Gli avamposti hanno sparato fin dall’alba: «È il peggior attacco dai tempi della mafia e del terrorismo». L’attacco, ovviamente, è del governo. Lucia Musti, procuratore generale di Torino, ha scelto La Stampa per caricare le truppe. Ieri era il gran giorno dello sciopero dei magistrati organizzato dall’Anm contro la riforma della giustizia. «Per colpirci», ha tuonato Musti, «minano i diritti dei cittadini. È una riforma liberticida». Poi il procuratore ha provato a smentire ciò che hanno dovuto ammettere perfino a sinistra, ossia che Giovanni Falcone era favorevole alla separazione delle carriere.
Trasferiamoci a Roma sulla scalinata della Corte di Cassazione, dove i magistrati hanno inscenato un flash mob: toga, coccarda tricolore, Costituzione in mano. A metà mattinata, davanti al Palazzaccio ma non solo – le manifestazioni si sono svolte da Nord a Sud – è partito il fuoco di fila. Offensive miste a vittimismo. «Scioperiamo mal volentieri, la sobrietà è lo stile del magistrato», ha detto Stefano Musolino, segretario nazionale della corrente Magistratura Democratica e procuratore aggiunto di Reggio Calabria, «ma questa è un’anomalia che vuole essere un grido d’allarme per costruire una contro-narrazione, perché finora la narrazione pubblica su questo tema è totalmente schiacciata sulla prospettiva che ha presentato il governo».
A Genova lo show delle toghe rosse in sciopero. Non solo Albanese, spunta il re dei "manettari": tutto torna
Il segretario di Md ha proseguito: «Ci preoccupa la separazione delle carriere per quello che sarà un effetto immediato, rendere i giudici e i pubblici ministeri meno autonomi e indipendenti. Scioperiamo perché modificare un sistema come quello costituzionale significa mandare il Paese allo sfascio». Altrettanto duro, anche se più rapido, l’affondo del presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia: «Ho paura quando non si rispettano le sentenze e quando si vogliono le sentenze piegate alla politica. Siamo qui per dare uno scossone». Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi, ha cannoneggiato: «Che il pm possa essere condizionato dai poteri forti è un rischio concreto. Temiamo la rivisitazione del ruolo del pm, che oggi è una grande garanzia per tutti i cittadini». Il fronte si è spostato di pochi metri al Cinema Adriano. Sono arrivati i rinforzi: personaggi dello spettacolo e intellettuali vari. Ha spiccato Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex magistrato, intervenuto all’assemblea pubblica: «La magistratura che sciopera e si oppone a un tentativo sottilmente eversivo della Costituzione parla al Paese, ma se lo fa, il Paese deve poter ascoltare. A oggi questo dibattito non arriva ai cittadini», ha proseguito Carofiglio, «dobbiamo far capire loro ciò che sta avvenendo: su questo palco siamo cinque uomini, una professoressa e nessuna donna magistrato a parlare», e in effetti un passaggio di questo tipo mancava. «La nostra idea di magistratura, capace di ragionare sul presente ma proiettata sul futuro, manda un messaggio: dobbiamo sempre tenere conto che abbiamo interlocutori molto spregiudicati e poco inclini a considerare il tema della verità».
A Genova è il turno dell’attore Antonio Albanese: «Io oggi sono Calamandrei. È stato un uomo coraggiosissimo. Nel nostro ambiente si dice che quando ripeti le cose sei un po’ in ritardo: lui era sempre avanti, lavorava per il futuro». Torniamo alle toghe. «Questa riforma viene da lontano», ha accusato Sergio Rossetti, componente della giunta centrale dell’Anm, «il disegno complessivo degli ultimi trent’anni è fin troppo chiaro: avvilire la magistratura». E poi: «A quei tanti, troppi politici e commentatori che per calcolo o convenienza ripetono ossessivamente questi concetti razionalmente assurdi, ma che alimentano nella società irrazionalmente l’odio per i magistrati anche con rischi per la loro incolumità fisica, possiamo solo dire: “Irresponsabili”».
In prima linea il giudice Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica e membro della sezione immigrazione del tribunale di Roma: è il magistrato che tra i primi ha bocciato il trattenimento dei migranti nelle strutture in Albania: «Ogni volta che sono stati adottati provvedimenti sgraditi alla maggioranza di governo è stato detto “ci vuole la riforma della giustizia”. Mi pare che gli obiettivi reali di questa riforma siano chiari: credo che voglia ridimensionare l’indipendenza della magistratura nel suo complesso». Da Bari il presidente della Corte d’Appello, Franco Cassano, parla di «grido di dolore» da parte delle toghe. Chiudiamo con Maurizio Landini, capo della Cgil e costola del Pd, che accusa il governo di voler «controllare i magistrati»:. Lo spettacolo è finito: sipario.
Il giudice non può essere tiranno
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Soldato Jane, Demi Moore rasata e al top
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