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Magistratura, la sceneggiata delle toghe rosse: come si presentano in piazza contro il governo

Alessandro Gonzato
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Et voilà. Pronta la nuova protesta delle toghe. La manifestazione, che si preannuncia scoppiettante più della precedente – la ricordiamo tra poco - è in programma giovedì della settimana prossima a Roma, in piazza Cavour. Comincerà alle 10 in punto, e chi arriverà tardi al “flash mob” peggio per lui. I giudici, in occasione dell’annunciato sciopero contro la riforma della giustizia voluta dal governo “delle destre”, manifesteranno sulla scalinata della Corte di Cassazione. I magistrati indosseranno la toga, la coccarda tricolore, e brandiranno ciascuno una copia della Costituzione, la stessa che all’articolo 70 stabilisce che leggi le decide il parlamento, e non la magistratura che è tenuta ad applicarle. Comunque: la protesta, dopo le foto di rito e le interviste ai vari tiggì, proseguirà alle 11 al cinema Adriano dove verrà celebrata un’assemblea pubblica. Vi parteciperanno, oltre alla Giunta Roma dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) e alla Giunta di Cassazione, anche personalità della società civile: tra gli ospiti lo scrittore, ex magistrato ed ex senatore del Partito democratico Gianrico Carofiglio, la professoressa Tania Groppi, l’avvocato Giuseppe Iannacone, i magistrati Giuseppe Santalucia ed Enrico Scoditti.

L’assemblea verrà aperta da Cesare Parodi, presidente dell’Anm, e dal segretario generale Rocco Maruotti. Il dibattito – e qui il governo sì che inizierà a tremare – sarà accompagnato dal “live painting” dell’illustratore Lorenzo Terranera. Cos’è il live painting? Una forma di pittura dal vivo, e già immaginiamo le pennellate tra un attacco al ministro Nordio, un tocco di nero quando toccherà alla Meloni, blu per Salvini, che se fosse ancora la Lega Nord sarebbe verde Padania.
Appena un mese fa – e torniamo alla protesta precedente – i magistrati (ovviamente solo una parte, mica tutta la categoria) se n’erano andati durante il discorso del ministro della Giustizia Nordio. Era l’apertura dell’anno giudiziario. Altri giudici, di fronte al maxi-schermo, gli avevano voltato le spalle. Va anche ricordato che qualche magistrato ha criticato pubblicamente quella forma di dissenso.

 

 

Nel frattempo – e torniamo alla stretta attualità – l’Unione Camere penali attacca duramente Parodi, il presidente dell’Anm: «Ha affermato che “ci farebbero comodo due magistrati morti”. Si tratta di un pensiero incompatibile con l’esercizio della funzione pubblica, offensivo verso i magistrati che hanno sacrificato la propria vita, e nei confronti dei famigliari». Parodi se n’era uscito così a Torino durante la presentazione del libro di un magistrato, durante un intervento in cui il capo dell’Anm faceva riferimento al calo di prestigio dei giudici nell’opinione pubblica. Aveva citato i sondaggi, oggettivamente impietosi. Per l’Anm il motivo del calo è «l’emersione delle indecorose dinamiche correntizie che governano le carriere e limitano l’autonomia dei magistrati rendendo il Consiglio superiore della magistratura un luogo di gestione e spartizione del potere. Di questo», conclude la nota delle Camere Penali, «farebbe bene a occuparsi il presidente del sindacato delle toghe, anziché augurarsi di poter strumentalizzare a fini di marketing accadimenti tragici dei quali, purtroppo, è già costellata la storia del nostro Paese».

Il grido di battaglia delle toghe, un urlo invero piuttosto lungo, è che «la riforma costituzionale è, per qualunque democratico, incomprensibile. E solo chiari errori di valutazione politica possono far pensare che con questa riforma non si pongano le basi per un sistema che mina, soprattutto il principio di uguaglianza».
Questa riforma costituzionale è stata chiesta da 12 milioni e mezzo di persone, la maggioranza di chi è andato democraticamente a votare a settembre 2022.

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