L'aria che tira, Bruti Liberati contro Meloni: "Atto dovuto? No, dovutissimo"
"Quello della Procura di Roma non è un atto dovuto ma dovutissimo": Edmondo Bruti Liberati, ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati (Anm), lo ha detto in collegamento con David Parenzo a L'Aria che tira su La7, riferendosi alla comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati ricevuta dalla premier Giorgia Meloni, dai ministri Nordio e Piantedosi e dal sottosegretario Mantovano in relazione al caso del generale libico Almasri. In un primo momento sarebbe stata fatta confusione tra il documento di avviso di garanzia e quello ricevuto invece da Meloni. Per questo l'Anm è poi intervenuta con una nota per chiarire il concetto.
"La legge costituzionale 1 del 1989, all'articolo 6 secondo comma, dice: il procuratore della Repubblica, omessa ogni indagine, entro il termine di 15 giorni trasmette...", ha spiegato Bruti Liberati. E Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato nonché esponente di spicco di Forza Italia, pure lei ospite del talk, lo ha interrotto chiedendogli: "Allora per ogni persona che fa un esposto c'è un avviso di garanzia secondo quello che ha appena letto?". "Non è un avviso di garanzia - ha risposto il magistrato - ma una comunicazione. Le parole del diritto devono essere precise".
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"Nel documento fatto vedere dalla presidente del Consiglio si legge: comunicazione di iscrizione nel registro delle notizie di reato. Un atto dovutissimo che non poteva non essere fatto nel modo in cui è stato fatto", ha spiegato ancora Bruti Liberati. Che poi, commentando il fatto che Meloni abbia parlato di "avviso di garanzia", ha detto: "Per quanto riguarda l'errore fatto dalla presidente, probabilmente gli esperti di comunicazione - come capita ogni tanto anche a voi giornalisti nei titoli - hanno equivocato. Ma di certo per qualche ora, finché non abbiamo avuto il testo completo, si è fatto un equivoco. Ora tutto passa nelle mani del tribunale dei ministri".
"Ma non si poteva aspettare un giorno a fare questo atto, secondo lei dovutssimo, per dare la possibilità ai ministri di venire oggi in Parlamento?", gli ha chiesto quindi Ronzulli. E lui: "Mi viene da sorridere, questa storia della orologeria giudiziaria... Io l'orologio lo lascerei nella pancia del coccodrillo di Capitan Uncino". Parole che hanno fatto saltare dalla sedia la senatrice azzurra: "Lei è stato uno dei protagonisti della giustizia ad orologeria, lei l'ha scritta". "Una sola battuta - ha chiosato l'ex capo dell'Anm - pensate cosa sarebbe successo se oggi ci fosse stata in Parlamento la relazione del governo su questo punto e fra uno, due, tre giorni fosse stata inviata questa comunicazione... Tutti avrebbero detto: avete teso un'imboscata perché avete nascosto una cosa che c'era già. Lasciamo stare la giustizia a orologeria".
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