La toga provoca Sisto: "Giochiamo ai dadi la giustizia". Il forzista lo smaschera: la verità sulla "gag"
Lo show delle toghe. Si parla della protesta della vigilia - ieri, sabato 25 gennaio - in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario: l'Aventino dei magistrati rossi, che hanno abbandonato le aule in cui, in tutta Italia, prendevano parola esponenti del governo. Nel mirino dei magistrati la separazione delle carriere.
E tra i gesti di protesta, uno forse più degli altri non è passato inosservato. Durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Bari, il segretario di AreaDg, Giovanni Zaccaro, ha consegnato dei dadi al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto per manifestare il proprio dissenso sul sorteggio dei componenti del Csm.
"Visto che vi affidate al sorteggio, ho comprato un regalo per il ministro: così giochiamo ai dadi la giustizia italiana", ha scandito Zaccaro, sfidando con sarcasmo Sisto e le riforme del governo. E ancora, ha aggiunto: "Niente più studio per avvocati e magistrati, niente più motivazione, giochiamocela ai dadi. Lo aveva già pensato Rabelais nel '500, ma era un romanzo satirico e non la tesi di un ministro della giustizia di una moderna Repubblica democratica".
Il viceministro Sisto, da par suo, ha successivamente commentato l'episodio definendolo "molto sgradevole". Intervenendo ad Agorà Weekend su Rai 3, ha spiegato: "Si trattava del segretario nazionale di Area, un personaggio anche in vista dal punto di vista della magistratura. È stata una gag preparata, con un’altra collega che mi riprendeva. Un modo sbagliato, volgare, di farsi beffa delle istituzioni", ha picchiato durissimo l'esponente di Forza Italia.
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Sisto ha sottolineato come il video fosse destinato ai social, evidenziando l’intento sarcastico nei confronti del Governo: "Questa è la magistratura che non va bene. Ho stigmatizzato pubblicamente l’episodio, e devo dire che ho avuto anche magistrati che si sono completamente dissociati da questo modo di procedere. Il problema è molto serio", ha concluso Sisto.
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