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Silvia Albano: "Migranti, la Cassazione non dà ragione a Meloni. La verità su toghe e fascismo"

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"La Cassazione dà ragione alla Meloni? Un'interpretazione molto discutibile": Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica, una dei magistrati che ha deciso di non convalidare il trattenimento dei migranti in Albania, lo ha detto nello studio di Tagadà su La7 a proposito del recente pronunciamento della Suprema Corte, secondo cui è la politica a dover stilare la lista dei Paesi sicuri, pur restando il dovere del giudice di verificare.

"Qualsiasi giurista sa che l'istituto della disapplicazione, che è previsto sia rispetto agli atti amministrativi che rispetto agli atti normativi di legge che siano contrari alle norme del diritto sovranazionale, agisce solo nel caso singolo - ha spiegato la toga -. La Cassazione dice chiaramente che la designazione della lista dei Paesi di origine sicura spetta al potere politico ma non è un atto politico sottratto al controllo giurisdizionale, perché nella designazione dei Paesi sicuri la politica che è competente a stilare la lista deve comunque attenersi a delle norme giuridiche". E ancora: "La Cassazione dice anche che il giudice ha il dovere di verificare la legittimità della designazione".

Parlando delle correnti della magistratura, poi, la Albano ha spiegato: "Sono nate dopo il fascismo come raggruppamenti di persone che sul piano ideale rispetto alla politica della giustizia, della giurisdizione, avevano una sensibilità comune. In particolare, Magistratura democratica nasce nel 1964 quando ancora l’ordinamento italiano era pieno di norme di epoca fascista sulla necessità di far vivere la Costituzione dentro la giurisdizione". Mentre sullo scontro con l'esecutivo ha detto: "Abbiamo cercato il dialogo con il governo ma i risultati non ci sono stati".

 

 

 

Infine, ha parlato della riforma della giustizia: "Stravolge completamente l'ordinamento giudiziario come lo abbiamo conosciuto finora. Noi vogliamo sensibilizzare i cittadini sulle ragioni che ci vedono contrari a questa riforma". Secondo lei, però, è sbagliato parlare di un provvedimento che agevola la separazione delle carriere, perché "questo è già possibile. La separazione delle funzioni c'è ed è pienamente realizzata con la riforma Cartabia. Già prima della riforma Cartabia era lo 0,4% dei giudici che passava da una funzione all'altra perché il passaggio era stato reso molto difficoltoso e disagevole, bisognava cambiare distretto e quindi lasciare la propria casa. Con la riforma Cartabia si può cambiare funzione una sola volta nel corso della carriera, quindi la separazione delle funzioni già c'è. Questa riforma la chiamerei riforma della giustizia, come tale è stata evocata quando ad esempio sono stati adottati provvedimenti della magistratura sgraditi alla maggioranza del governo".

"La Cassazione dà ragione a Meloni sui migranti? Interpretazione discutibile": l'intervento di Silvia Albano a Tagadà, guarda qui il video 
 

 

 

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