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Anm, la minaccia delle toghe: "A gennaio azioni eclatanti"

Giovanni M. Jacobazzi
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Le toghe vogliono il “Sistema” raccontato da Luca Palamara e caratterizzato dalle nomine lottizzate, dal Csm in balìa delle correnti, e dalla completa impunità per i magistrati che sbagliano. Alla vigilia dell’inizio del percorso parlamentare della riforma, attesa ormai da più di trent’anni, dell’ordinamento giudiziario e che fra i punti principali prevede la separazione delle carriere fra pm e giudici, una anomalia solo italiana, l’Anm ha deciso di salire sulle barricare annunciando un’opposizione senza sconti. «Immediata mobilitazione» con la proclamazione di una o più giornate di «sciopero», creazione di un «comitato referendario», «manifestazione nazionale» da indire nei prossimi mesi. È quanto si legge nel comunicato diffuso ieri al termine della riunione straordinaria dell’Anm in Cassazione indetta proprio per bloccare la riforma della giustizia voluta dal governo. Una riforma che, scrivono i magistrati, determinerebbe addirittura un «indebolimento delle garanzie e dei diritti dei cittadini».

In relazione all’iter parlamentare della riforma, attualmente incardinata alla Camera, sono già in calendario una o più giornate di sciopero e «l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi dopo l’eventuale approvazione in prima lettura». È poi un grande classico: la protesta in occasione dell’inaugurazione dell'Anno giudiziario, a gennaio, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella. La novità della protesta questa volta è nel coinvolgimento delle istituzioni europee preposte al monitoraggio dell’indipendenza e imparzialità della magistratura, anche per attivare eventuali procedure di infrazione. Insomma, l’intervento dei Caschi blu dell’Onu. Questa riforma rappresenta «uno strappo e non una nuova trama del tessuto costituzionale», ha esordito il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, secondo cui la magistratura si trova sotto attacco da «buona parte della stampa e dei media, che la feriscono con ogni genere di accuse». Tutto ciò, ha aggiunto, «è reso possibile dall'insofferenza che settori importanti della politica ostentano nei confronti della giurisdizione».

 

 



In mattina la premier Giorgia Meloni aveva ricordato che l’obiettivo del governo è «liberare la magistratura dal controllo della politica». «Una forma di paternalismo di cui non avvertiamo il bisogno», ha risposto Santalucia. «Senza sosta, senza conoscere domenica e festivi, Santalucia si impegna a raccontare fanfaluche con una dedizione degna di miglior causa», ha replicato allora il senatore Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama. «È lui», ha aggiunto l’azzurro, «che si presta all’uso politico della giustizia e sottomette la magistratura alle parti politiche che l’hanno messo in quell’incarico nell’Anm. Siamo noi che vogliamo liberare la magistratura dalla politica». «Sono i Santalucia che rendono un’Italia peggiore, ma siamo noi che la renderemo migliore», ha concluso Gasparri. «L’Anm minaccia lo sciopero contro la separazione delle carriere? È il solito tentativo di condizionare il Parlamento che sta esaminando il ddl», ha commentato invece Enrico Costa, deputato di FI. «Protestano per proteggere le correnti, che fino ad oggi sono state decisive nelle promozioni, nelle valutazioni, negli incarichi ed anche nel disciplinare. Vogliono mantenere lo status quo, di fronte ad una riforma che fa perdere potere alle correnti e alle scelte fatte per appartenenza e non per merito», ha ricordato Costa.

 

 

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