Caso-spioni, l'indagine sui dossier si sposta a Roma (e De Raho fa un autogol)
Per una di quelle strane coincidenze che non possono sfuggire agli addetti ai lavori, nello stesso giorno in cui Federico Cafiero De Raho fa uscire una lunga intervista autodifensiva sul caso dossieraggio al Fatto quotidiano, giornale vicino alle procure, il gip di Perugia stabilisce che l’inchiesta sui presunti spioni deve tornare a Roma. In pratica, ricominciare daccapo. Con il rischio di arenarsi. Negli uffici di piazzale Clodio l’indagine era partita, dopo l’esposto del ministro Guido Crosetto, che si era trovato sul quotidiano Domani i propri compensi di quando ancora non era al ministero: qualcuno aveva ripetutamente violato le banche dati dello Stato e spifferato a giornalisti amici i suoi dati sensibili.
Da lì è nata l’indagine che ha scoperchiato quel «verminaio» di accessi abusivi, quasi tutti ai danni di politici del centrodestra, iniziata a Roma ma poi passata per competenza nel capoluogo umbro quando il finanziere Pasquale Striano, individuato dagli inquirenti come il soggetto che materialmente faceva gli accessi, ha tirato in ballo il suo superiore alla Direzione nazionale Antimafia, il magistrato Antonio Laudati, oggi in pensione.