Quante vittime della malagiustizia, ma i magistrati non vogliono vederle
In un calendario zeppo di giornate commemorative su qualsiasi tema, capita che il presidente dell’associazione nazionale magistrati si opponga all’istituzione di una in omaggio alle vittime della malagiustizia. Non importa se ciò accada in assoluta buonafede perché tale atteggiamento non modifica il corso degli eventi.
Giuseppe Santalucia, a dispetto del nome, pare non avere occhi comprensivi verso le migliaia di casi simili a Enzo Tortora, simbolo non isolato di una giustizia che si è intestardita dietro una tesi accusatoria per dimostrare la quale ha persino tolto al malcapitato la libertà personale, l’onore e il patrimonio. Sembra quasi che il magistrato si offenda per il solo fatto che la politica abbia sollevato la questione: come si permettono?, è il sottinteso della Anm, la quale ormai appare allergica a qualsiasi critica, intervento correttivo o riforma. Santalucia è accecato dalla luce della potenza suprema e non si accorge che, nell’usare una iperbole difensiva, cade nel burrone. «Sarebbe come se istituissimo una giornata per le vittime degli errori diagnostici e terapeutici, che sono un dramma come l’errore giudiziario», ha rilanciato il presidente della corrente. Ohibò, davvero Santalucia non sa che il medico colpevole - certamente suo malgrado - di errori ed orrori a danno di cittadini pazienti incorre in processi e paga personalmente? E che l’evento purtroppo non è nemmeno così raro tant’è che i medici sono coperti da un’assicurazione e spesso ne cercano altre migliori?
Spero - ma non ne sono così sicuro - che il buon presidente dell’associazione nazionale magistrati non voglia allineare la responsabilità dei medici (accertata dai magistrati, com’è sacrosanto che sia) con quella sottospecie cui sono chiamati a rispondere i magistrati italiani. I numeri parlano chiaro: dal 2010 al 2021 le sentenze civili a danno di magistrati per effetto dei loro errori sono state soltanto otto! Otto! E non è tutto. Il magistrato considerato colpevole di malagiustizia non paga personalmente poiché a risarcire il danno sarà lo Stato, con quel salvadanaio cui concorre ogni cittadino pagando le tasse; anche la vittima di malagiustizia. La quale vittima si è dovuto sobbarcare delle spese folli non solo per l’onorario dell’avvocato ma anche per le perizie, le consulenze e per tutto ciò che diventa necessario nei vari gradi di giudizio al fine di dimostrare la propria innocenza, contro un pm che invece ha tutto coperto dalla spesa pubblica (quindi coi soldi di tutti i cittadini) e non bada a spese in fatto di intercettazioni e quant’altro.
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Per chiudere il cerchio, va detto che, nel frattempo, la vittima di malagiustizia sarà stato licenziato dal lavoro o avrà chiuso la partita iva o l’azienda, sarà stato isolato dalle banche come già si sarà ritrovato senza amici e forse senza amici e famigliari. Del resto quando diventi un mostro da prima pagina, chi ti conosce più? Caro Santalucia, una giornata di riparazione nemmeno basta per il male gratuito che fanno alcuni magistrati. Così come, caro Stato, non pensare di cavartela con la sola giornata: piuttosto risarcite in fretta le vittime e ridate loro quella dignità e quell’onore violati senza colpa.