Immigrazione, l'accusa di Luca Palamara: "Un connubio tra certe toghe e certa politica"
"Esiste un connubio tra certe correnti e una determinata parte politica sul tema relativo all’immigrazione": Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, lo ha detto a proposito delle toghe in relazione al fenomeno immigratorio. Un tema caldo, che ha fatto discutere nelle settimane scorse dopo che i giudici di Roma non hanno convalidato il trattenimento dei migranti in Albania previsto invece dal protocollo siglato dal premier Giorgia Meloni e dal suo omologo albanese Edi Rama. Palamara, intervistato dal Tempo, ha spiegato che "esiste una parte della magistratura che, ritenendo che il giudice debba avere un ruolo attivo nella società, finisce inevitabilmente per politicizzarne la figura, facendolo entrare in contatto con il mondo politico di riferimento, in questo caso rappresentato dalla sinistra giudiziaria".
Per questo, secondo l'ex presidente dell'Anm, è comprensibile anche la confusione dei cittadini: "Ovvio e naturale che i cittadini, poi, finiscano per domandarsi se i giudici in questa materia vogliano sostituirsi al governo e al parlamento così come previsto dalla nostra Carta Costituzionale. Ma è altrettanto doveroso dire che non tutti i magistrati si riconoscono nella politicizzazione del giudice". Questa situazione, ha sottolineato Palamara, si viene a creare "a partire dalla metà degli anni ’60, periodo nel quale nascono le correnti, la magistratura ha deciso di darsi una organizzazione politica. Tale scelta, supportata dal collateralismo delle correnti di sinistra con l’allora partito comunista, ha favorito l’idea che il giudice potesse allo stesso tempo esercitare la giurisdizione e contestualmente essere un soggetto attivo nel dibattito politico".
Silvia Albano, la toga anti-Meloni era iscritta al Pci: la foto che la inchioda | Guarda