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Se i magistrati non si possono neanche criticare

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I membri del Csm forse non se ne sono neppure resi conto, ma con la loro levata di scudi di ieri hanno fatto rivivere – traslandola sui magistrati – l’impostazione che lo Statuto Albertino aveva adottato nei confronti del re: «La persona del re è sacra e inviolabile». Ecco, adesso a essere «sacri e inviolabili» dovrebbero essere i magistrati, cioè – è sempre bene ricordarlo – dei funzionari pubblici non eletti da nessuno e meri vincitori di un concorso. Di più: il sogno del Csm è che a questo punto i magistrati siano perfino sottratti alla critica, alla discussione pubblica, pena una presunta «delegittimazione». Indiscussi e indiscutibili nei loro atti. (...)

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