Albania, il Csm sta con le toghe anti-Meloni: "Travalicati i limiti"
Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato a larga maggioranza, con soli 5 voti contrari, la pratica a tutela aperta dopo le polemiche sui giudici di Bologna che hanno disposto il rinvio alla Corte di Giustizia europea del decreto "Paesi sicuri" in materia di immigrazione. Decreto approvato dal governo per sbloccare la situazione dei trasferimenti in Albania. Si tratta della prima risoluzione approvata dal Csm negli ultimi 15 anni, circostanza che dà la cifra dell'attacco in atto contro il governo.
"Nel caso in esame, sono stati travalicati i limiti di cronaca e di critica dei provvedimenti giudiziari, così determinando un possibile indebito condizionamento dell’esercizio della funzione giudiziaria oltre che dei singoli magistrati, in violazione delle imprescindibili condizioni di autonomia, indipendenza ed imparzialità": questo quanto si legge nella delibera approvata dal Csm a tutela dei giudici di Bologna. La risoluzione è stata votata questa mattina, mercoledì 20 novembre, a Palazzo Bachelet, e ha ottenuto 25 voti favorevoli, 5 contrari e nessun astenuto.
"L’auspicio - si legge ancora nella delibera - è quello di un dialogo sereno tra le Istituzioni, nel rispetto della reciproca autonomia". Il Csm, poi, ha posto l'accento sul fatto che il provvedimento dei giudici bolognesi "è stato oggetto di dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali, non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell'ordinanza". E ancora: "Dette dichiarazioni sono state accompagnate dall'esposizione mediatica, da parte di alcune testate giornalistiche nazionali, di fatti e atti della sfera intima e della vita privata e familiare del presidente del collegio giudicante, non limitati ai suoi interventi pubblici e non attinenti alla questione sottesa all'ordinanza. Le sopra citate dichiarazioni e le esposizioni mediatiche non si soffermano sui profili tecnici della pregiudiziale eurounitaria e sugli argomenti posti a suo fondamento, ma adombrano un'assenza di imparzialità dell'organo giudicante priva di riscontri obiettivi e fondata su elementi personali alieni al contesto del giudizio. Conseguentemente esse appaiono lesive del prestigio e dell'indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità della funzione giudiziaria nel suo complesso".